Incuria e degrado a Villa Montalban: «Il Comune agisca le idee le abbiamo»

Una sedia da ufficio abbandonata di fronte al portone di ingresso chiuso a chiave. Sopra c’è un pacco (aperto) lasciato da un corriere. Contiene un libro in inglese dal titolo suggestivo: “Metti alla prova la tua zona di comfort spirituale”. Il racconto dello stato di abbandono e degrado in cui versa ormai Villa Fulcis Montalban a Safforze non può che iniziare da qui.
Da un portone su cui compaiono ancora le targhe delle associazioni che qui avevano la loro sede, accanto alla targa del Comune che indica che il bene è una villa veneta tutelata. Nel portico gli affreschi sopravvissuti alle intemperie e al passare del tempo sono sporcati da scritte e graffiti. Di fronte alcune reti metalliche stanno a indicare un problema di sicurezza della struttura. I prati circostanti non sono curati, finestre e imposte delle ali laterali della villa e della parte retrostante sono rotte da tempo. Da una finestra spunta una tenda annodata e ingrigita.
Istantanee di un bene che dal 1976 è di proprietà del Comune, e che da una ventina d’anni vive un lento declino. Pochissimi gli interventi manutentivi che sono stati fatti: l’ultimo è stato la sistemazione del tetto grazie a fondi Gal. Del progetto si occupò l’allora amministratore Giorgio De Bona, e fu curato dall’Unione montana. «Perché non ci sono enti inutili, semmai amministratori poco utili», mormora.
IL COMUNE COSA FA?
De Bona ci accompagna nel viaggio a Villa Montalban con i consiglieri di Valore Comune Giuseppe Vignato e Riccardo Samaria. Proprio Valore Comune aveva presentato un’interrogazione in consiglio comunale per chiedere che progetti di recupero avesse l’amministrazione. La risposta del vicesindaco Paolo Gamba li ha spiazzati. Gamba ha spiegato che «prima di intervenire bisognerebbe capire cosa farci nella villa, e noi al momento non lo sappiamo».
«Una risposta che ha dato molto fastidio», premettono De Bona e Vignato. «Siamo davanti a un bene comunale in abbandono. Da qui partono percorsi ciclabili e pedonali molto frequentati, dovrebbe diventare un polo attrattivo per il tempo libero e il turismo, per l’aggregazione dei giovani. Invece non viene nemmeno tagliata l’erba», rimarca Vignato.
IDEE PER IL RECUPERO E IL RILANCIO
La priorità, però dev’essere la messa in sicurezza. La villa non viene usata da una decina d’anni, quando anche gli ultimi “abitanti”, alcune associazioni, dovettero andarsene. Gamba stimava almeno dieci milioni per recuperare la villa, secondo De Bona ne servono almeno il doppio. «Ma i finanziamenti si possono trovare. Bisogna però decidere che destinazione dare alla villa».
Riccardo Samaria qualche idea ce l’ha. «Nel nostro programma elettorale c’era l’idea di trasformare la villa in una cittadella per la medicina dello sport», ricorda, «con servizi anche per la riabilitazione e il recupero da un infortunio, in accordo con l’Ulss. Ma personalmente mi piacerebbe anche allestirci un museo di scienze naturali. Abbiamo pregevoli collezioni, che non trovano spazio al museo Fulcis,». E perché non creare un punto di sosta per i cicloescursionisti che proprio alle spalle della villa hanno a disposizione una bella ciclabile? L’ultima proposta che mette sul tavolo Samaria è di creare un museo del clima. «Certamente bisogna trovare i finanziamenti, capendo che destinazione d’uso dare al bene, si può anche capire in che direzione cercarli».
TEMPO DI AGIRE
«Il fatto è che ci vuole intraprendenza, cosa che questa amministrazione sta dimostrando di non possedere», si inserisce Vignato. «Con il Gal si possono trovare almeno i finanziamenti per concludere i lavori sul tetto ed evitare che piova nell’edificio», aggiunge De Bona.
«Fa male vedere la villa in queste condizioni. È un bene di tutti, che merita di essere valorizzato», chiude Samaria. Che attende, da dicembre, che il Comune gli permetta di acceder alla villa per un sopralluogo interno.
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