Incino-Cismon, via chiusa e dimenticata

Chiusa da quasi quattro anni per un cedimento della parete rocciosa, blindata per mancanza di soldi. La strada interprovinciale che collega Belluno e Vicenza attraverso i comuni di Arsiè e Cismon del Grappa non vede passare un'auto dal settembre del 2010, quando un masso si è staccato dal costone di montagna ed è franato a valle, arrivando a lambire una delle case del borgo vicentino che si trova in via Nostra Signora del Pedancino. Il timore di subire una denuncia, l'impossibilità di intervenire e forse anche la mancanza di un'unità di intenti hanno indotto entrambe le amministrazioni a optare per la soluzione più drastica: barricare gli accessi alla strada per impedire che si creassero nuove situazioni di pericolo, in attesa di reperire i soldi necessari per intervenire sul rispettivo tratto di competenza.
Dalla parte di Incino, piccola frazione arsedese che conta appena 17 residenti, c'è solo un foglio bianco un po' slavato appeso su un cartello stradale, che annuncia la chiusura della strada, qualche tornante più in giù. A sbarrare il passaggio due grossi cubi di cemento pieni di acqua stagnante. Dalla parte di Cismon c'è una transenna di ferro delimitata da qualche giro di nastro bianco e rosso, con davanti un cartello di divieto di transito, ma senza ordinanze affisse. In mezzo giacciono circa 500 metri di strada abbandonata, piena di ramaglie, fogliame, piccoli sassi ed erbacce, larga appena una corsia, delimitata solo in alcuni punti da un guardrail di ferro e altrimenti priva di barriere, se non per una semplice rete di protezione.
A quanto pare la questione, invece che restare in cima alla lista delle priorità, è finita nel dimenticatoio. Gli abitanti di Incino e di Rocca di Arsiè però non l'hanno scordata facilmente. «È la terza volta che questa strada viene chiusa», spiegano alcuni abitanti della frazione, «la prima è stata circa dieci anni fa, e ancora per una caduta massi. La seconda invece è stata a seguito di un incidente, nel 2004. Due ragazzi di Rocca sono morti perché sono finiti fuori strada con la loro auto, facendo un volo di 50 metri. Avevano 24 anni. Ci sono voluti 17 mesi di lavori per mettere un guardrail dalla parte di Arsiè».
La strada fa parte dell'anello cicloturistico del Grappa ed è tuttora percorsa da pedoni, ciclisti e motociclisti, nonostante i divieti di transito. «È un collegamento fondamentale, quando era aperto era molto trafficato, perché in 2 minuti consentiva il passaggio da una provincia a un'altra. Ora noi per andare a Cismon dobbiamo fare 18 chilometri, mettendoci più di 20 minuti. Si parla tanto di risparmiare, ma così ci costringono a prendere la via più lunga», criticano i residenti a una voce sola. «Non vorremmo che l’unica alternativa fosse il Gabibbo».
Nemmeno i sindaci sembrano essersi accordati sul da farsi. Pare che il costone da cui nel 2010 si è staccato il masso si trovi all'interno del comune di Cismon. In attesa che la situazione si sblocchi, Incino e Rocca continuano a patire l'isolamento.
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