Incidente mortale in bici, una folla all’addio a Gaier

CALALZO. La chiesa di San Biagio ha fatto fatica a contenere le centinaia di persone che hanno voluto tributare l’ultimo saluto a Roberto Gaier, il ciclista di 57 annimorto domenica scorsa a causa...

CALALZO. La chiesa di San Biagio ha fatto fatica a contenere le centinaia di persone che hanno voluto tributare l’ultimo saluto a Roberto Gaier, il ciclista di 57 annimorto domenica scorsa a causa di un incidente in bicicletta sulla strada che da Rizzios porta a Calalzo. Tra di loro molti amici o semplici conoscenti che sono rimasti scossi dalla sua morte.

La bara in legno chiaro era arrivata con mezz’ora di anticipo da Belluno, dove la salma era stata trasportata per l’autopsia, proprio per consentire agli amici di dare l’ultimo saluto. Nelle prime file di banchi hanno preso posto la vedova Annalisa con i figli, il fratello Patrizio e gli altri parenti. Il sentimento di condivisione del dolore è stato confermato sin dalle prime parole anche dal parroco don Angelo Balcon che ha officiato le esequie e che durante l’omelia ha messo in evidenza la personalità del defunto e la disponibilità a discutere anche di fatti legati all’anima.

«Un uomo concreto, con molti amici e con un grande amore per la sua famiglia», l’ha ricordato il sacerdote. «Una persona con la quale era piacevole fermarsi a parlare sui perché della nostra esistenza. Pronunciava spesso una frase che non dimenticherò facilmente: “Non siamo mai in pace, abbiamo tante cose da fare. Quello lassù terrà senz’altro un posto anche per noi”. Una frase senz’altro nata dalla sua esperienza di vita».

«Roberto», ha aggiunto don Angelo, «è andato avanti troppo presto, soprattutto per i suoi cari. Troppo presto anche per i suoi amici. L’importante è, comunque, che il tempo a sua disposizione sia stato utilizzato nel modo migliore e fino in fondo».

Al termine dell’omelia il sacerdote ha letto un biglietto con il quale i famigliari hanno ringraziato tutti coloro che sono stati loro vicini in questi giorni: «Ci avete portato anche i ricordi della sua vita esterna. Abbiamo così capito quanto importante sia stato anche ciò che Roberto ha dato al di fuori della sua famiglia e quante persone gli volevano bene. Tutto questo ormai fa parte dei nostri e dei vostri ricordi, anche se per lui non sappiamo quanto questi fatti contassero perché per lui la praticità era tutto». Poi il rito è proseguito fino alla cerimonia del congedo e l’uscita della bara sul sagrato, dove il parroco ha impartito l’ultima benedizione.

Vittore Doro

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