Incidente col muletto Lo Spisal: «Il ferito non poteva guidarlo»

Il 24enne agordino non aveva la qualifica necessaria A processo il responsabile sicurezza della Fornaci Grigolin
Di Gigi Sosso

AGORDO. Travolto dal muletto. Ma il ventiquattrenne Manuel Conedera non avrebbe nemmeno dovuto salirci su quel carrello elevatore. L’impiegato tecnico agordino non aveva né la formazione né le informazioni necessarie a guidare quel mezzo, all’interno della cava sospirolese di Brustolada sud della Fornaci calce Grigolin Spa.

L’unico abilitato era il magazziniere Denis Migotti, ma quel 29 aprile 2010 non c’è. La segretaria telefona a Conedera, dicendogli che il mezzo doveva essere portato in magazzino, perché c’è un cliente, che deve caricare. L’uomo ha il diploma di perito minerario ed è stato assunto con compiti di controllo dell’andamento dell’impianto, statistiche e manutenzione della cava. Ha frequentato al massimo dei corsi antincendio, ma sale lo stesso sul muletto: «Era utilizzato da tutti, anche dai clienti» ha detto Conedera al giudice Antonella Coniglio, a domanda del pubblico ministero Francesco Saverio Pavone. La scelta cade sulla strada più corta, che è in salita, con partenza dal frantoio, che è un’apparecchiatura utile a frantumare le rocce. Arrivato quasi alla fine, il mezzo perde potenza, indietreggia e non frena: il lavoratore cerca di mettersi in salvo, ma quel mezzo gli cade addosso: «Ho assaggiato il sapore della sabbia, prima di finire all’ospedale per un mese e mezzo».

L’imputato per questo incidente sul lavoro è Manuel Sant, come responsabile del servizio di prevenzione e protezione e l’accusa è di lesioni personali colpose. Nel frattempo Conedera è invalido al 33 per cento, per questo riceve una pensione, ma non ricorda l’offerta di risarcimento. Gli sarebbe stata fatta, ma «esigua». Questa la definizione fornita alla difesa.

Non aveva fatto alcun corso specifico e non era mai stato informato sul funzionamento del carrello. Ad addestrarlo aveva pensato soltanto l’ingegner Crose, ma non su questo genere di cose. Subito dopo l’incidente, non aveva più la voce e adesso «i polmoni non reagiscono più come prima».

Sentito il carabiniere Alessandro Zen della stazione di Sedico, che ha raccontato di non aver visto il ferito, perché era già stato trasportato all’ospedale, mentre il muletto era ancora rovesciato. Tra gli identificati, il capo cantiere Giovanni Cadore. Lo Spisal, il Servizio igiene e sicurezza ambienti di lavoro non può non intervenire. Il tecnico Giorgio Moretta ha spiegato che la pendenza di quella salita sterrata e con presenza di ghiaino era del 22 per cento e il massimo consentito per quel modello era il 15. Senza contare che Conedera non aveva alcuna qualifica, per mettersi alla guida di quel mezzo.

L’istruttore tecnico della Provincia, Loris Dell’Agnola ha svolto un’inchiesta, arrivando più o meno alle stesse conclusioni. Il pm ha chiesto la correzione del capo d’imputazione: dall’articolo 590 al 583, che si applica se la lesione personale è grave e se dal fatto deriva una malattia che metta in pericolo la vita della persona offesa o l’incapacità di attendere alle normali occupazioni per un periodo superiore ai 40 giorni. Qualche schermaglia con la difesa e il rinvio tra il 20 giugno e il 4 luglio, per sentire i testi della stessa difesa. Saranno ascoltati il magazziniere Migotto e la segretaria Fant.

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