Incendio all’Hotel Aurine, tutti assolti

BELLUNO. Nessun responsabile per l’incendio che il 5 agosto 2007 distrusse lo storico Albergo Aurine di Gosaldo. Nell’udienza conclusiva di ieri del processo a carico di Vincenzo Matera, Damiano Cosimo Ragione, Giuseppe Patricelli e Ciro Ruffo, il giudice Sergio Trentanovi ha emesso sentenza di assoluzione perché non è stata raggiunta la prova della loro colpevolezza, al di là di ogni ragionevole dubbio.
I quattro imprenditori furono arrestati nell’aprile del 2008, con l’accusa di far parte di un sodalizio criminale che, agendo attraverso false società intestate a prestanomi, acquistava vecchi immobili e, dopo averli assicurati, li distruggeva per incassare i risarcimenti. Lo stesso modello sarebbe stato replicato dai quattro imputati anche per l’albergo di Gosaldo che era di proprietà della Stella Alpina snc ed era stato preso in gestione da una società di nome House International srl di cui i quattro facevano parte, con Matera alla direzione dell’albero.
La struttura però non decollava e, nel bel mezzo di un’estate difficile per i conti dell’albergo, scoppiò l’incendio. L’accusa, aveva poche carte da giocare: alcune testimonianze su fatti che potevano avere più di una spiegazione,intercettazioni telefoniche non abbastanza significative e un’intercettazione ambientale in carcere che rappresenta l’unico vero indizio inequivocabile, quello che il giudice ha definito: «tale da far pensare che le ipotesi accusatorie erano fondate e quindi era giusto andare a processo, ma poi la prova in grado di eliminare ogni dubbio non è stata trovata».
Nelle motivazioni contestuali alla sentenza, il giudice Trentanovi ha riassunto gli elementi più importanti del processo: l’incendio si è sviluppato al quarto piano, ma le bottiglie con la benzina sono state trovate (due giorni dopo) al terzo; i soci visti nottetempo con delle taniche avevano preso gasolio per la caldaia e non benzina; i quattro imputati erano tutti presenti (c’era anche una moglie) e dormivano in un’ala molto vicina al punto in cui sono partite le fiamme, quindi è vero che avevano l’opportunità di agire, ma stavano anche rischiando la vita; le telefonate testimoniano solo le difficoltà economiche; l’accatastamento di mobili nell’ala incendiata è compatibile con i lavori di ristrutturazione programmati e infine alla domanda qui prodest la risposta non è gli imputati.
Sull’albergo infatti c’erano tre assicurazioni: una sull’immobile da 1 milione e 250 mila euro fatta dai proprietari, ma i soldi sono andati alla banca del mutuo, una sugli arredi da 200 mila euro, sempre dei proprietari e una terza da 150 mila euro fatta dalla società degli imputati ma mai riscossa.
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