In un nastro le voci dei bambini vittime del Vajont

LONGARONE. Pochi giorni dopo il Vajont, tra le macerie di quella che un tempo era stata Longarone, venne trovata una scatola, e all'interno della scatola un nastro magnetico. Sotto il coperchio, una scritta: “Patronato scolastico. Accademia di canti e poesie dei bimbi di Longarone. Omaggio al sentimento internazionale”.
Qualche anno prima del disastro, gli alunni della scuola elementare di Longarone avevano organizzato una recita in costume: «Mi sembra di ricordare», Gioacchino Bratti allora era poco più che un ragazzo e insegnava a Igne, sopra Longarone, «che fosse qualcosa di collegato all'Europa, perché i bambini erano vestiti con i colori delle bandiere nazionali. Leggevano la musica da un libretto verde».
Il nastro magnetico con le canzoni registrate in quell'occasione finì tra le mani del maestro Giuseppe De Vecchi, che era stato uno degli organizzatori della recita. De Vecchi si era salvato perché da qualche tempo era stato trasferito alle scuole di Cortina d'Ampezzo, come direttore didattico.
Su impulso del maestro De Vecchi, il Comitato superstiti incise le otto canzoni del nastro su un 33 giri: «Doveva essere poco tempo dopo la tragedia», riflette Marco Perale, che ha ritrovato il vecchio disco a casa propria, e ne ha fatto fare una riproduzione digitale, «e sicuramente prima del '67, perché ricordo ancora che mio padre regalò il disco a me e mia sorella, e io ero ancora alle elementari».
Da ieri uno spezzone del disco “Vajont” è disponibile nel sito del Corriere delle Alpi (corrierealpi.gelocal.it/) e all'interno dello speciale Vajont (temi.repubblica.it/corrierealpi-diga-del-vajont-1963-2013-il-cinquantenario/).
Le tracce musicali registrate prima del disastro sono introdotte da una voce narrante che, a pochi mesi dall'ondata, provava a raccontare ai bambini che non l'avevano vissuto che cosa era stato il 9 ottobre 1963: «C'era una volta una vallata felice e operosa...».
“La campana”, “Ninna nanna”, “La luna splende”: alcune di queste canzoni sono conosciute da tanti, nel Bellunese. C'è anche una versione italianizzata dell'inno inglese. E soprattutto, ci sono le voci degli oltre cento bambini dell’elementare. Dopo il Vajont, solo una trentina di loro tornò nelle classi improvvisate all'ultimo piano del municipio: degli altri, rimane giusto il ricordo. E un pugno di canzoni.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi