In moto nelle Dolomiti meno conosciute cercando l’avventura

Il lungo reportage su una rivista tedesca ha portato negli ultimi due anni molti appassionati nell’Alto Bellunese

COMELICO. Il turismo in Comelico e in Cadore ha bisogno, per un forte rilancio, certamente di infrastrutture come strade meno disastrate e strutture ricettive più moderne ed accoglienti; poi di nuove tecnologie, con un potenziamento delle reti virtuali; ma ha anche necessità di testimoni positivi. E chi può svolgere meglio questo ruolo se non chi ha avuto modo di conoscere questi luoghi e di innamorarsene?

Ne è una dimostrazione il caso di Giorgio Betteto, 52enne agente di commercio padovano, ma con casa da sempre a Tai, appassionato di montagna, di natura ed anche di moto, che è riuscito a far scrivere su una rivista tedesca specializzata per motociclisti un lungo articolo sul Cadore.

Col risultato che poi, nei mesi successivi, sono stati moltissimi a presentarsi nelle nostre zone in moto, con in mano questo articolo a mo' di guida turistica. «La storia è molto semplice – spiega Giorgio Betteto – e nasce dalla comune passione per i viaggi in moto. Su un forum di settore, Adventure rider, conosco Dirk Schäfer, giornalista motociclista tedesco, e lo invito nel 2013 a visitare il Cadore. Nell'aprile 2014 esce un lungo articolo, oltre una dozzina di pagine, poi ripubblicato un anno dopo in una sorta di summa dei viaggi più interessanti effettuati dal giornalista in Europa. E questo articolo ha destato molta curiosità, tanto da indurre un piccolo, ma significativo turismo motociclistico in Cadore».

L'articolo viene pubblicato sulla rivista specializzata Motorrad, organo ufficiale dei motociclisti tedeschi, un quadrimestrale con oltre 100.000 copie di tiratura, la bibbia del motociclismo germanico. Ed è un elogio senza riserve ai luoghi che vengono visitati, ma anche a Giorgio Betteto, definito senza mezzi termini nel pezzo “il Reinhold Messner motorizzato”.

Infatti, Dirk Schäfer dichiara che si affida “alla guida di uno del posto per scoprire le Dolomiti sconosciute ed una affascinante terra di avventure”. «Barba folta, figura rotonda, il prototipo di un uomo accogliente (gemütlich) quello che conosce le mulattiere più selvagge delle Dolomiti e che le percorre». È così che lo presenta. Ed i due a bordo delle loro moto (una Transalp per il tedesco ed una Supertenerè 750 per Giorgio) iniziano il loro speciale tour. Dall’Alemagna salgono verso la F.lla Chiandolada, poi la strada lascia l'asfalto e, scrive Schäfer, l'adrenalina sale; sosta al Rifugio Talamini. Poi si cambia versante verso il Monte Antelao, su quelle che il giornalista tedesco definisce le piste più ripide di tutta europa. «I sassi schizzano da sotto le nostre ruote, non è questo il posto dove andare veloci, troppo stretta la sterrata, troppo attorcigliati i tornanti, troppo ripida la salita. Sotto di noi il lago di Centro Cadore in un verde splendido stile bagno degli anni ’70. Ed alla fine della salita ci tuffiamo in una stradina di terra dentro una vera foresta primordiale. I motori risuonano sordi, mentre delle gocce rinfrescanti cadono dai rami nelle nostre visiere aperte. Appena entriamo nel Rifugio Antelao un piccolo temporale ci accoglie».

Molto bella anche la descrizione della sterrata che sale in Val d’Oten: «No ripide pendenze qui - mi avverte Giorgio - ma una splendida valle; non è facile però correre sul letto del fiume che è anche la strada, ogni primavera la pista deve essere tracciata di nuovo dopo le forti piogge, ed infatti dobbiamo aspettare che il Bulldozer finisca di ripristinare la via. Alla fine della valle la pista termina ed incrocia il rio dalle acque glaciali, gli schizzi passano i miei vestiti e finisco con i piedi a bagno – splendido! Venti chilometri ci separano da Auronzo, dove troveremo una pista che mi farà dubitare di essere capace di andare in moto, spingerà il mio livello di adrenalina da arancione a rosso... dannazione se è ripida!». Ovunque, insomma, si trova l’avventura. «Alla fine una radura, laggiù, la catena delle Marmarole e sullo sfondo le incredibili Tre Cime, mi asciugo il sudore degli occhi. Dino è il gestore del rifugio Baion, non siamo nemmeno entrati del tutto nel rifugio e già due bicchieri di vino bianco sono pronti per noi sul bancone. Il pranzo viene completato da una grappa che Dino distilla in casa, salute!» E chiude così: «Mi ricordo che Giorgio in uno dei rifugi mi disse parlando del Cadore 'qui siamo fuori dai luoghi comuni'. Sì, aveva proprio ragione, in una delle regioni alpine più turistiche si può per fortuna trovare qualcosa fuori da ogni collezione di cartoline».

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