In bici fino in Mongolia Christian e Omar a casa dopo 13 mesi

. Omar Turrin e Christian Scariot hanno fatto ritorno a casa. Accolti dagli amici, dal pubblico del venerdì sera e dai parenti commossi che attendevano il loro arrivo in Largo Castaldi con tanto di striscione celebrativo riportante la scritta “Ma siete già qua? ”, i due giovani feltrini classe 1992 hanno terminato il loro viaggio alle 21.45. Partiti da Feltre il 9 giugno dell’anno scorso alla volta di Ulan Bator, capitale della Mongolia a bordo delle loro biciclette, accompagnati dalla voglia di scrivere un’impresa da raccontare, Turrin e Scariot hanno attraversato diciotto nazioni tra Europa e Asia, passando inizialmente per la Repubblica Ceca, per poi proseguire la propria corsa lungo le Repubbliche Baltiche e la Transiberiana per un totale di 18 mila chilometri complessivi, conditi da sette fusi orari differenti, tra paesaggi dei più variegati e usi e costumi di popoli lontani.
Dopo il saluto del sindaco Paolo Perenzin e il brindisi, i due 27 enni hanno raccontato alcuni aneddoti del loro viaggio. «Sono stati tredici mesi intensi», hanno esordito Turrin e Scariot, «durante i quali abbiamo avuto modo di vedere e conoscere persone e culture differenti dalla nostra, imparando a vedere il mondo con occhi diversi, perché questo in fondo è secondo noi il vero scopo di un viaggio».
«Pedavalamo dalle cinque alle undici ore al giorno talvolta», spiega Scariot, «e ci accampavamo in tenda per riposarci. Comunicavamo con amici e parenti tramite social network per aggiornarli su dove eravamo e quando ci spostavamo. Nel contempo abbiamo avuto modo di realizzare foto e video dei luoghi visitati».
In Russia steppe sconfinate che si perdevano a vista d’occhio. La prima svolta è arrivata in Turchia, «il Paese più accogliente, che ci ha offerto ospitalità».
«Siamo partiti con la volontà di realizzare un sogno che avevamo da bambini» – prosegue Turrin, «di esplorare il mondo. Crescendo l’idea non è mai tramontata. La Mongolia rappresentava in particolar modo una meta affascinante. Volevamo realizzare qualcosa che potesse rimanere nel tempo: da li la decisione di lasciare il lavoro e di partire all’avventura. Ci eravamo detti che un viaggio così, in bicicletta, o lo fai quando sei giovane o non lo fai più». –
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi