Impianti a Passo Monte Croce gli ambientalisti all’attacco

Il no della Giunta provinciale di Bolzano al progetto di collegamento tra gli impianti dell’Alta Val Pusteria e passo Monte Croce Comelico ha riacceso il dibattito ambientalista sul carosello sciistico in Comelico.
Il sindaco Marco Staunovo Polacco ha subito messo le mani avanti. «Arno Kompatscher non ha messo in discussione il nostro progetto, oltretutto perché non lo poteva fare – sottolinea il sindaco – ma ha semplicemente invitato a rivedere lo studio fatto sul versante pusterese».
È il versante che interseca il Parco delle Tre Cime e attraversa un territorio particolarmente delicato, quello delle pendici della Croda Rossa, di suggestiva bellezza e, quindi, di puntuale conservazione.
«Va bene minimizzare – interviene Luigi Casanova, portavoce di Mountain Wilderness – ma questa bocciatura non può che ripercuotersi in Val Comelico, rimettendo in discussione il loro impianto».
Secondo Casanova, il Comelico ha tutto il diritto di cercare strade di riscatto dalla marginalità economica e sociale, ma queste non possono transitare per un ambiente che ha invece necessità di essere conservato nella sua naturalezza.
«Nel caso del progetti di nuovi impianti di sci e di innevamento artificiale nel Comelico finanziati con i Fondi per i comuni confinanti – ricorda Giancarlo Gazzola, il vicepresidente del movimento – Mountain Wilderness ha proposto alternative realistiche e con ricadute dirette nel territorio mentre quegli impianti, in un contesto di cambiamenti climatici, non potranno certo essere remunerativi e per di più finiranno per arricchire le aziende costruttrici che vengono dal di fuori».
Gli ambientalisti invitano pertanto le istituzioni locali a studiare una possibile alternativa, «senza perdere altro tempo».
La bocciatura della Provincia di Bolzano – evidenzia Casanova – è definitiva, perché il progetto non ha alternative tecniche, tanto meno di compatibilità ambientale. «E senza questo collegamento, il Comelico costruirebbe una cattedrale nel deserto».
A suo tempo l’organizzazione ambientalista organizzò anche proteste ai piedi della Croda Rossa contro gli impianti.
«L’iscrizione di questi territori a Patrimonio mondiale Dolomiti Unesco – ricorda Gazzola – si basa sulla stesura di una Strategia di gestione che garantisca la tutela e la salvaguardia dell’integrità dell’ambiente, in modo particolare viene richiamato il divieto di intensificare le infrastrutture e la necessità di gestire in modo sostenibile il maggior flusso turistico derivante dal riconoscimento stesso».
Il rapporto del International union for conservation of nature (Iucn mission report 08.10.2011) stabilisce che «il riconoscimento (dei 9 sistemi dolomitici a Patrimonio mondiale Dolomiti Unesco, ndr) è confermato a condizione che non si permetta lo sviluppo di nuovi caroselli sciistici all’interno del Patrimonio mondiale e delle aree buffer, e che le amministrazioni locali promuovano politiche per uno sviluppo ecologicamente sostenibile del turismo».
In particolare, con riferimento al progetto in oggetto, ricadono in area buffer una parte della pista Popera I, che dalla cima dei Colesei scende verso il passo di Montecroce, gran parte della pista Valgrande; il 75% del tracciato dell’impianto Valgrande, compresa la stazione di monte, l’11% del tracciato dell’impianto Popera e la stazione di monte sulla cima dei Colesei. La cima stessa si trova nell’area buffer. —
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