«Il Veneto offra un’alternativa al distacco»

Assemblea dei referendari a Menin, critiche a Confindustria per la levata di scudi contro Bolzano
Di Laura Milano

CESIOMAGGIORE. Terzo incontro sul referendum, presenza triplicata. I cesiolini che hanno partecipato alla riunione di Menin, organizzata dai giovani del comitato referendario, erano più di cinquanta, a conferma che si comincia a capire bene l'importanza del referendum: nulla a che vedere con la disgregazione del territorio, quanto piuttosto la reale volontà da parte delle comunità di confine della provincia di Belluno, di entrare a far parte di un'area amministrata da rappresentanti della montagna e non da gente di pianura. All'ultimo incontro, poi, la carne al fuoco non è mancata dopo che le imprese bellunesi sono state allettate dalla provincia di Bolzano che ha prospettato esenzioni Irap ed altre agevolazioni fiscali nel caso in cui si trasferiscano le sedi produttive in questo territorio. Dopo gli anatemi scagliati dall'associazione industriali di Belluno e da rappresentanti politici, come Dario Bond che ha parlato di “concorrenza sleale”, questo dibattito si è invece arricchito di ben altre valutazioni da parte dei cittadini di Cesio che hanno partecipato. Prime fra tutte, quelle del capogruppo di minoranza “Cesio sviluppo e territorio”, Carlo Vigna che trova «inopportuna» la reazione degli industriali. «Questi si indignano per la proposta che gli altoatesini inoltrano ad alcune aziende bellunesi. Una proposta tutt'altro che indecente: per i primi cinque anni le aziende sarebbero esentate dal pagamento dell'Irap e a questo si aggiungono contributi che comporterebbero un abbattimento del settantacinque per cento dei costi di locazione dei fabbricati». Insomma, finiti il tempo e le disponibilità dei fondi sul Vajont, cominciano quelli di altre opportunità, questo il ragionamento di Vigna e di parte dei presenti. «Invece che perdere tempo a lamentarsi», commenta il consigliere di minoranza, «la nostra classe politica e dirigente dovrebbe formulare proposte valide. I rappresentanti dell'Alto Adige hanno lavorato per anni al fine di abbattere la burocrazia e i conti per le imprese, mentre da noi non si è fatto nulla in tal senso e si continua a fare finta che fare impresa in montagna sia come far impresa in pianura. Perché allora non si fa una proposta seria alla Regione, condivisa da categorie produttive e politica, per far applicare al Veneto, a beneficio delle aziende bellunesi, le stesse agevolazioni previste in Alto Adige?». Non sono mancate frecciate ai consiglieri regionali come Sergio Reolon che ha definito i referendum “diseducativi, ambigui e schizofrenici”. «Troviamo sconcertante che una parte della politica stia tentando di boicottare i referendum», conclude Vigna.

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