Il Tib: «La Fondazione non ci vuole pagare»

BELLUNO. «Non abbiamo intenzione di stare chiusi nel silenzio delle stanze. Nel silenzio si muore e noi faremo di tutto non solo per tenere in vita un’azienda sana, ma anche per difendere la cultura in provincia».
Daniela Nicosia e Labros Mangheras del Tib ne sono convinti: cambia il presidente della Fondazione Teatri ma i “giochi” sono sempre gli stessi, così come il “disegno” per mettere in ginocchio la cooperativa. E un’ulteriore dimostrazione sta nei numeri: nello specifico nel credito che il Tib vanta nei confronti della Fondazione. «Ammonta a 160mila e 696 euro», precisa Nicosia mostrando le carte, «e riguarda prestazioni del 2011, erogate e mai saldate. E noi abbiamo fatto il nostro lavoro e pagato i dipendenti».
Il credito è relativo al lavoro svolto fino al 18 maggio 2011, la proroga del contratto fino a fine agosto dello scorso anno, il contributo deliberato dal Consiglio di gestione per il progetto “Arti della scena per il territorio” (realizzato per il 2011 e per cui la somma dovuta è di 35mila euro). «Ci sono poi gli interessi maturati nel ritardo del pagamento delle fatture e le pulizie del teatro, per circa 7.550 euro, che abbiamo svolto da ottobre 2011 a marzo 2012. Ci siamo occupati anche di questo, perché abbiamo rispetto per i bellunesi».
Tra l’altro il Tib ha dovuto ricorrere a due decreti ingiuntivi, nel tentativo di recuperare almeno le fatture più vecchie (ossia quelle del contratto in scadenza e la proroga al 31 agosto 2011). «Ci siamo rivolti al nuovo presidente della Fondazione Cesare Zaccone», spiegano Nicosia e Mangheras, «lo abbiamo incontrato una prima volta il 7 marzo (ci ha accolto in compagnia di Celeste Levis), ma non c’è stato alcun riscontro positivo. Ci è stato invece proposto di ritirare i due decreti. Dei soldi che ci spettano nulla: hanno parlato solo di 30mila euro. Ma ciò che non capiamo è che del nostro credito è contestata solo la fattura per la proroga al 31 agosto (43mila). Perche quindi non ci pagano il resto?».
Il Tib ha inviato giovedì scorso una lettera a Zaccone e a Mario De Poli, presidente dei revisori, elencando le somme spettanti e non pagate. «Avremo dovuto incontrarci venerdì», dice Nicosia, «ma Zaccone ha definito la nostra proposta “inaccettabile” e ha annullato l’incontro».
«Il primo Consiglio di gestione presieduto da Zaccone, peraltro, ha ignorato quanto deciso dal Consiglio di indirizzo, che dopo la nostra ingiunzione aveva dato indicazione di liquidare i nostri crediti. Invece il presidente della Fondazione si è opposto e ha nominato come avvocato Michele Angelo Nitti, socio del Circolo cultura e stampa e lo stesso che ha fatto ricorso per Anaxus al Tar».
Quello che preoccupa il Tib è che la prima udienza potrebbe essere a luglio o ottobre: «Ma come fa Zaccone a dire che ci pagherà in uno di questi due mesi», sbotta Nicosia, «se il suo incarico finisce a giugno?». «Quello che ci lascia inoltre perplessi», aggiunge Mangheras, «è che la Fondazione pur di non pagarci è disposta a far andare avanti le cose, rischiando così di aggiungere al credito anche le spese delle operazioni legali (circa 25mila euro)».
E il Tib annuncia ora una vera e propria mobilitazione, pensando anche a incontri pubblici. Da sabato ci sarà un gazebo in piazza e il Cat si sta muovendo per organizzare diverse iniziative. «Azioni pacifiche e creative, soprattutto di informazione verso i cittadini. Combattiamo per la cultura e chiediamo due cose alla politica: regole trasparenti e rispetto del lavoro».
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