Il prefetto: «Belluno realtà sana avanti con il lavoro di squadra»

BELLUNO
Gioco di squadra, interforze, e la partecipazione dei cittadini alla vita della comunità rendono la provincia di Belluno un territorio sano. La Prefettura, quale organo responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica, lavora da anni per coordinare un sistema che è cresciuto, maturato, e che ha portato la provincia sul podio della sicurezza.
Lo testimoniano i dati sui reati denunciati nel 2017, diminuiti del 20% rispetto all’anno precedente. E se nel 2017 sono state fatte 4.655 denunce, dieci anni fa quel numero era pari a 6.323. Tredicesima posizione, allora, nella classifica “Indice della criminalità”, elaborata annualmente dal Sole 24 ore grazie ai dati del ministero dell’Interno. Terza oggi. Dieci posti guadagnati.
Per il Prefetto Francesco Esposito il dato è la conferma del lavoro che si sta svolgendo in provincia. «Migliorare qualcosa che era già buono è impegnativo», spiega. «È un premio al lavoro di squadra, a tutte le forze di polizia che si adoperano senza mai risparmiarsi per garantire la sicurezza di un territorio come quello bellunese, che ha una scarsa densità abitativa ma anche un’orografia svantaggiosa. Gli insediamenti sono sparsi, spesso isolati, e questo comporta la necessità di presidiare aree ampie e lontane fra loro».
Come viene attuato il piano di controllo del territorio?
«In maniera dinamica. Dove si verifica un problema di sicurezza, o semplicemente dove c’è un aumento delle segnalazioni, vengono aumentati la vigilanza e il controllo. La struttura non è rigida e vede il contributo di tutte le forze di polizia e l’apporto, con cadenza regolare, di reparti da fuori provincia. Il piano viene stabilito di settimana in settimana ed entro la fine dell’anno attueremo una revisione».
Cosa c’è da cambiare?
«Il piano ha bisogno di un “tagliando”, dopo quindici anni. Sarà calcolato l’indice di delittuosità di ogni zona e di ogni fascia oraria, per verificare se è necessaria qualche modifica, magari sui confini delle aree che sono state individuate anni fa e all’interno delle quali avviene il pattugliamento. Entro fine anno termineremo questo lavoro di revisione».
Belluno è medaglia di bronzo per la sicurezza, come legge questo dato?
«È significativo, non solo perché è stata migliorata una situazione che era già buona, ma anche perché in questi anni abbiamo attraversato situazioni che avrebbero potuto generare fenomeni di criminalità. La crisi economica, ad esempio, ma anche la crescita del turismo, che nel nostro territorio non ha comportato un aumento dei reati. Il fenomeno è stato ben governato. Così come l’accoglienza dei migranti: abbiamo avuto massima collaborazione da parte dei Comuni e il modello organizzativo che abbiamo costituito, con la microaccoglienza diffusa e un occhio costante all’integrazione e ai continui controlli ha permesso di fare in modo che la presenza di queste persone fosse ben governata».
Fra le ragioni di questa diminuzione dei reati c’è anche la videosorveglianza?
«Sì, è un deterrente per i malviventi. Ora ci auguriamo che si concretizzi il progetto che porterà a installare leggi-targa lungo tutto il perimetro della provincia. Anche questo sarà un deterrente per i male intenzionati. E non dimentichiamo il ruolo che hanno avuto i cittadini».
Si riferisce al controllo di vicinato?
«Sì. Sono nove i comuni che lo hanno attivato e le comunità stanno dando un contributo fondamentale per la sicurezza, tant’è che in queste zone i reati sono diminuiti in maniera ancora più sensibile rispetto al resto del territorio».
Si può migliorare ancora?
«Certamente. Sia sulla prevenzione dei furti (i dati del 2018, pur ufficiosi, raccontano di un’ulteriore diminuzione, pari a circa il 10%) che sul fenomeno delle truffe informatiche, reato, quest’ultimo, in crescita. Lo si combatte attraverso un’informazione capillare, per la quale chiederemo la collaborazione di associazioni di categoria, ordini professionali, di tutti i soggetti che abbiano una rete sul territorio. Anche sul fronte delle violenze di genere si può e si deve fare di più: una parte sostanziosa dei delitti a base violenta si consuma fra le mura domestiche. Bisogna operare in rete, con tutti i soggetti che si occupano di questo fenomeno. Continuiamo a lavorare per contrastare le dipendenze e non perdiamo di vista la sicurezza sui luoghi di lavoro».
Belluno è una realtà sana?
«Lo è, ma non bisogna abbassare la guardia. Continuiamo a lavorare in rete, con la collaborazione di tutte le forze di polizia e l’apporto dei cittadini». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi