Il piromane delle Ronce chiede i domiciliari in comunità
BELLUNO. Domiciliari, ma non in roulotte. Dopo che il tribunale del Riesame di Venezia ha già respinto una prima richiesta di scarcerazione da parte di Gianni Vecchini, l’avvocato del presunto piromane delle Ronce, Francesco De Bona sta prepapando una seconda istanza. Ma che dovrà essere corredata dall’indicazione di un luogo della provincia di Rovigo, nella quale l’indagato possa davvero aspettare il processo agli arresti domiciliari. Impossibile rispedirlo nella località ai piedi del Nevegal, con il rischio che scoppi un altro incendio o anche solo che i residenti smettano di nuovo di dormire, per riorganizzarsi con le ronde.
La ricerca di questa comunità non dovrebbe essere troppo difficile, dopo di che bisognerà vedere se la sua aspirazione di lasciare il carcere di Baldenich potrà essere veramente soddisfatta. Vecchini è indagato per tre incendi dolosi.
ll primo è quello del 19 ottobre, quando a fuoco sono andati il deposito di fieno e la stalla dell’azienda agricola Casagrande, al cui interno sono andati distrutti fieno, legna da ardere, tavole e attrezzi e sono morti degli animali: una mucca, dieci galline e sei conigli. Il secondo quello della notte successiva, quando il fuoco è stato appiccato alla baracca in legno accanto alla roulotte, utilizzata dall’allevatore padovano Natalino Nicoletto e nel terzo è andato in cenere il prefabbricato della Pantera Rosa. (g.s.)
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