Il paradosso bellunese: esporta legno e importa semilavorati

SEDICO
Il mercato del legno bellunese è al paradosso: aumentano le esportazioni di materia prima, ma si fatica a importare prodotti semilavorati. Per questo motivo il settore invoca un intervento deciso della politica.
Il mercato del legno è florido, quasi troppo; ma a livello internazionale comincia ad avere forti pressioni derivanti dal fatto che il blocco del mercato canadese verso gli Stati Uniti e la conseguente domanda sul mercato europeo, finiscono con l’alzare a dismisura i prezzi del legno semilavorato, oltre a renderne difficile la reperibilità. Il paradosso è che la provincia di Belluno, e il Veneto in generale, hanno con gli anni orientato il settore verso una sempre minor produzione di semilavorati, preferendo esportare, per ragioni economiche e di grossi volumi, i tronchi e importare i prodotti semilavorati che alimentano tutti i settori delle costruzioni, delle falegnamerie e dell’arredo. Una crisi della reperibilità di questi prodotti finirebbe con l’influire in modo negativo, anche su tutte le misure messe in atto per rilanciare la produttività dell’edilizia che, nelle ultime declinazioni legate anche al risparmio energetico, ritiene il prodotto legno centrale in ogni ipotesi progettuale.
La risorsa legno è presente nel nostro territorio, ma rischia di non essere reperibile perché i tronchi veneti finiscono con l’essere lavorati all’estero che li rivende, con maggiori guadagni, sul mercato internazionale. È evidente che una rivalutazione degli anelli deboli della filiera debba essere sostenuta e su questo si è basato l’incontro tenuto dai vertici del Centro consorzi di Sedico con l’onorevole Roger De Menech, che ha assicurato che investirà del problema sia la commissione ministeriale ambiente, sia il Mise, sia il comitato aree di confine. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi