Il nipote Paolo si ricompra la fabbrica del nonno

DOMEGGE. «Ricompriamoci la fabbrica del nonno, mi ha detto mio figlio Paolo, e io ora mi sento la persona più felice del mondo». Fabrizio De Silvestro, 60 anni, racconta con semplicità un passaggio fondamentale che lui sta vivendo non solo come imprenditore, ma anche come scelta di vita. Aver riacquistato con il figlio Paolo (32 anni) la storica azienda di famiglia Gatto Astucci di Domegge (operazione da 13 milioni), creata da suo padre Vigilio, significa anche tornare a vivere in Cadore, al numero 10 di via Milano a Vallesella, dopo una vita spesa fra Padova, Milano, Stati Uniti e Hong Kong.
I sentimenti si accavallano. «La scelta di tornare a fare gli imprenditori in prima persona, dopo aver lasciato per qualche anno la gestione dell'azienda di famiglia ad un fondo di private equity, nasce anche dall'esperienza che mio figlio ha fatto, in buona parte all'estero, dove ha lavorato anche al marketing della Maserati Nord America. Adesso mi ha detto che si sente pronto, ed io con lui».
Si tratta di tornare a guidare un'azienda storica, attiva nella realizzazione e produzione di packaging ed espositori per i settori dell’occhialeria, gioielleria, orologeria e cosmetici, con una produzione di 60 milioni di pezzi all'anno. Un gruppo da 550 dipendenti che, oltre allo stabilimento di Domegge, ha altre due sedi produttive in Italia (Lombardia e Veneto), due all'estero in Croazia e Cina e filiali commerciali a Hong Kong e USA. Il 60% del fatturato, che nel 2013 è stato pari a 42 milioni (in calo del 16% sul 2012 a causa della crisi) è realizzato grazie alla produzione di packaging ed accessori rivestiti in pelle, mentre il 40% con i prodotti per la comunicazione sul punto vendita.
«Diciamo che il mio percorso professionale si deve a mio padre Vigilio, che fondò l'azienda nel 1937 insieme al fratello Remo De Silvestro ed all'amico Livio Gatto, che dette il nome a questa società di fatto, come si usava allora. Mio padre è stato presidente fino al 1991, poi sono subentrato io con i miei fratelli Antonio (recentemente scomparso, ndr), Lorenzo e Stefano; e con Gianni Gatto (solo omonimo del fondatore, ndr). Dal 1992 abbiamo portato il volume d'affari da 5 miliardi di lire a 32 milioni di euro».
Poi, di comune accordo con i manager, la decisione di far entrare nel 2007 il fondo di private equity Sviluppo Impresa, gestito da Centrobanca Sgr, con Fabrizio De Silvestro che manteneva la minoranza delle azioni. «L'azienda era cresciuta molto, ed anche il mercato era cambiato. D'altra parte mio figlio era ancora troppo giovane per assumere responsabilità dirette. Poi un anno fa ho parlato con Paolo e ci siamo detti che era ora di tornare a fare gli imprenditori. Ovviamente abbiamo guardato numeri e prospettive, fatto tutte le valutazioni economiche del caso, ma abbiamo soprattutto ascoltato il cuore. Per questo motivo abbiamo deciso di tornare a metterci in gioco in prima persona, io sulla parte italiana e Paolo in quella cinese, guardando al futuro di una delle aziende familiari che hanno fatto la storia del territorio cadorino».
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