Il medico: «È un salvavita indispensabile»

BELLUNO. Prevenire è meglio che rianimare. Il dottor Gianluca Rossi si occupa anche di medicina sportiva. Ed è uno sportivo attivissimo, tra l'altro in una disciplina faticosa come il triathlon, nelle categorie Master: corsa a piedi, bicicletta e nuoto.
Fino allo scorso campionato di serie D è stato il medico sociale del Belluno calcio e, incrociando anche le dita dei piedi, una situazione come quella di Piermario Morosini del Livorno poteva anche capitargli: «Ecco perché ho voluto il defibrillatore a bordo dell’ambulanza, oltre all'attrezzatura necessaria al pronto intervento: la forbice per tagliare la maglietta, in maniera da usare subito questa apparecchiatura e l'asciugamani per il sudore. Ma c'è di più: non per prendermi a tutti i costi dei meriti, ma la panchina per i paramedici del Polisportivo, dietro a quella delle due squadre l'ho procurata io, grazie alla sponsorizzazione di mio suocero, in modo che chi di dovere sia concentrato su quello che sta succedendo in campo e svelto a intervenire. In certi casi, non c'è un secondo da perdere: può fare la differenza tra una vita salvata e una morte sicura, al di là». Al di là di come possono parcheggiare i vigili urbani di Pescara.
Prova sotto sforzo. Rossi ne ha fatte di visite d'idoneità sportiva e non solo ai calciatori. In cosa consistono? E quali garanzie danno? «Accanto alla visita medica, ci sono gli esami di primo livello, vale a dire l'elettrocardiogramma sotto sforzo. Per gli sportivi fino a 35 anni, bastano i tre gradini, da ripetere più volte e a velocità crescente. Mentre per i più anziani, che possono soffrire di problemi alle ginocchia c'è quello che si chiama cicloergometro. In parole più semplici, la bicicletta da camera».
Il secondo livello. Se questo esame dovesse evidenziare qualche problema, cosa succede? Può dimenticarsi il certificato da esibire alla società di appartenenza o c'è un salvataggio in calcio d'angolo? «C'è il ricorso al cardiologo o al neurologo, che già è consigliabile per gli atleti che si occupano di tuffi o di sport motoristici e sono soggetti a traumi alla testa. Per i tuffatori, può entrare in campo anche l'otorinolaringoiatra, ad esempio, per via delle orecchie. Si passa all'ecografia, piuttosto che alla scintigrafia (l'immagine del cuore) o ancora all'esame di Holter, vale a dire l'elettrocardiogramma per tutta la giornata».
L'imponderabile. Per quanto bravi siano i medici e sofisticate le apparecchiature, non si può vedere e prevedere tutto: «Certi problemi di aritmia ti possono sfuggire, c'è poco da fare e sono quelli più pericolosi, perché ti costano vite. In realtà, può anche non trattarsi di un infarto. Il cuore va fuori ritmo e i casi possono essere due: se va in fibrillazione, si utilizza il defibrillatore; se invece va in arresto, occorre il massaggio cardiaco, accanto alla respirazione».
Percentuali basse. Brutto chiamarli inconvenienti, ma è per rendere l'idea. Quello che è successo a Mororini, piuttosto che a Puerta o Foè (Muanda ce l'ha fatta) va messo in conto. Le morti improvvise capitano di continuo, quello che fa specie è che a rimetterci la vita sia un professionista controllato anche quando ha un raffreddore: «Fa senz'altro più rumore e ne ha fatto tantissimo, quando a sentirsi male è stato Antonio Cassano. Ma lo sapete quanti controlli fanno questi sportivi? Eppure questi incidenti succedono anche a loro».
La mia esperienza. Anche Rossi si sottopone alla visita d'idoneità sportiva, con la differenza che sa benissimo quello che gli stanno facendo: «Salgo sulla bicicletta, visto che ho ormai una certa età e pedalo con gli elettrodi attaccati al petto. Solo se tutto va bene, comincio a gareggiare e la mia non è una disciplina semplice».(g.s.)
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