«Il luccio è una risorsa del Corlo ma il bacino 11 non lo tutela»

Una pesca miracolosa nel Corlo
Una pesca miracolosa nel Corlo
 
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L'assemblea dei pescatori del bacino 11 ha aumentato la possibilità di pesca del luccio nel lago del Corlo. La misura minima per trattenere l'esemplare pescato scende dai 50 centimetri - misura in vigore nel 2010 - ai 40 che rappresentano il minimo di legge. Il presidente Italo Todesco ha giustificato la scelta affermando che i lucci non sono una specie autoctona e che soprattutto distruggono l'altro pesce nello specchio d'acqua. Insomma, ce ne sono troppi. Una scelta approvata dalla stragrande maggioranza dei pescatori ma che non trova d'accordo Sergio Gilardoni, il quale durante l'assemblea, ha cercato, con poco successo, di fare valere le proprie tesi.  «Il luccio è visto quasi come una calamità», spiega il pescatore, «mentre qualsiasi ittiologo può spiegare l'utilità del luccio in un lago per la sua azione di "pulizia". Tra l'altro il grosso luccio è un forte richiamo per i pescatori sportivi che frequentano il Corlo. Sarebbe interessante sapere quanto rappresentano in termini di incasso visto che i permessi giornalieri fruttano 13 mila euro su un totale di 23 mila. In più molti di questi praticano già la tecnica no kill. Sono dunque sorpreso che il lago di Corlo, che ha la fortuna di avere un buon numero di lucci, anche di grande pezzatura non voglia difende e valorizzare questa specie».

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