Il legno cadorino per l'organo voluto da Toscanini

L’interno della Scala di Milano dove si trova l’organo di recente restaurato
L’interno della Scala di Milano dove si trova l’organo di recente restaurato
Fortissimamente voluto per la Scala da Arturo Toscanini al momento del suo ritorno in Italia dopo la guerra, è rimasto a giacere dimenticato per anni in un deposito a Pianengo, vicino a Crema, ma ora è ritornato assoluto protagonista. Stiamo parlando del grande organo da concerto, dallo straordinario impatto scenografico, che il maestro commissionò alla Ditta Comm. Giovanni Tamburini (1857-1942) di Crema, fondata nel 1893, e che venne inaugurato nel novembre 1948.  Contava 1800 canne di legno ed è servito dal 1948 al 1999 in tutti gli spettacoli che ne contemplavano l'utilizzo, dalla Forza del destino a Tosca, da Otello a Trovatore.  Allorché, durante la sovrintendenza di Carlo Fontana, il direttore musicale del palcoscenico Giuseppe Montanari propose di risistemare l'organo toscaniniano, finito danneggiato nel 1977 in seguito ad un incendio, per farne uno degli strumenti più importanti d'Europa, la Scala stanziò i soldi (circa 400.000 euro) e l'apparato fu inviato a Crema preso la Ditta Tamburini.  Le 1800 canne in legno d'abete già esistenti sono state ripulite e ricoperte con vernice antitarlo, ma non solo: ad esse vennero aggiunte altre ancora, fino a raggiungere l'eccezionale numero di 4044. La parte nuova, in stagno, piombo ed abete del Cadore, ha creato in definitiva uno strumento nuovo, con 64 registri e l'aggiunta di una consolle intagliata a mano con quattro tastiere di avorio, mentre prima erano soltanto due.  Il legno dell'abete rosso cadorino è particolarmente elastico, trasmette bene il suono e i suoi canali linfatici fungono da minuscole canne d'organo che creano risonanza. Esso ha quindi la capacità di propagare le onde sonore in modo armonioso, grazie all'assenza di nodi e di fratture, alla compattezza e uniformità, ma soprattutto ad una peculiarità degli anelli annuali di accrescimento del fusto, chiamate in gergo "maschiature".  Gli abeti selezionati per questo utilizzo hanno di norma più di 200 anni e la loro individuazione richiede abilità ed esperienza, tanto che ancora oggi molti liutai vengono personalmente a sceglierseli d'inverno. La canna più grande del nuovo organo raggiunge quasi 11 metri (32 piedi reali), mentre la più corta è lunga solamente 2 centimetri. E' stata realizzata anche una seconda consolle a due tastiere per riutilizzare eventualmente solo la parte originaria voluta da Toscanini. Ne è sortita un'opera eccezionale, con una facciata di oltre 10 metri di larghezza ed un'altezza di circa 25 metri, che riproduce la struttura del Duomo di Milano e che viene spostata secondo necessità su appositi carrelli metallici. L'apparato rimase però per lunghi anni incompiuto nei magazzino della Tamburini e lo stesso Montanari in un'intervista rilasciata a Paola Zonca di La Repubblica lamentava nel 2007 che la Scala non si occupasse più dello strumento da quando c'era stato il cambio ai vertici e che due suoi appelli al sovrintendente Stéphane Lissner e al sindaco di Milano Letizia Moratti rimanessero senza risposta. Pare che fossero necessari circa 30.000 euro per portare a termine il progetto, ma sembrava latitare soprattutto la volontà di possederlo e di utilizzarlo più spesso.  Nel giugno di quest'anno nel Faust di Gounod rappresentato alla Scala c'è stato finalmente il grande ritorno dello strumento, restaurato dal nipote del fondatore, Saverio Anselmi Tamburini. Un vanto in più per la Scala, ma - se permettete - anche per il nostro Cadore.

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