IL GIRO A BELLUNO - LE TAPPE STORICHE / 2Nevegal, il «debutto» fu nel 1962
Ci sono molte analogie con l’edizione di quest’anno, ma la partenza fu da Lignano Sabbiadoro. E dopo il riposo in città, la Belluno-Moena fu sospesa da Torriani per neve

Franco Balmamion vinse il Giro d’Italia del 1962
BELLUNO
. Il 1962 è l'anno dell'esordio del Nevegal al Giro d'Italia, in un'edizione, la quarantacinquesima, che finisce nelle mani di Franco Balmamion. La corsa rosa arriva in Provincia il 31 maggio, quando la carovana da Lignano Sabbiadoro, compiendo 173 chilometri, si arrampica lungo i tornanti del Nevegal, dove ad attenderla c'è un muro di folla.
Un buon auspicio per la tappa del 24 maggio di questa edizione. «Il Coppino», al secolo Guido Carlesi, che già aveva messo in difficoltà la maglia rosa Armand Desmet sulle rampe del Cansiglio, trionfa sul Nevegal, regolando in volata Soler e precedendo proprio Desmet.
Come nell'edizione di quest'anno, il Giro si ferma a Belluno per una giornata di riposo, per poi riprendere alla volta di Moena, in quella che passerà alla storia come la tappa in cui «anche l'angelo della montagna dovette alzare bandiera bianca», con chiaro riferimento allo straordinario scalatore lussemburghese, Charly Gaul, ritiratosi nel corso di quella durissima giornata.
Quando i girini quel 2 giugno si svegliano, il cielo è denso di nubi basse, la temperatura è fredda e scrutando le montagne, queste non promettono nulla di buono. Il menù che attende il gruppo è da mettere i brividi, perché in 160 chilometri dovranno essere scalati il Duran, Forcella Staulanza, Cereda, Rolle e il San Pellegrino. Lo spagnolo Angelino Soler, con l'intento di assicurarsi tutti i gran premi della montagna e, con essi, il titolo di miglior scalatore, parte subito all'attacco, transita per primo sul Duran e anche a Forcella Staulanza, ma quando inizia a infittirsi la nevicata, va in crisi.
Alle sue spalle rientra Vicenzo Meco, che passa in testa, affronta in solitaria il Cereda e arriva per primo anche sul passo Rolle. Lo scenario che si presenta ai ciclisti è da tregenda, la strada è ricoperta da venti centimetri di neve, le biciclette scivolano anche in salita, impossibile scendere alla volta di Predazzo. Qui il patron del Giro, Vincenzo Torriani prende una decisione saggia, ferma la corsa e dichiara vincitore Vincenzo Meco, che arriva al Rolle con 3'27" su un gruppetto composto da Baldini, Massignan, Defilippis, Battistini, che prenderà la maglia, Taccone e Perez - Frances.
Dei 130 corridori partiti da Belluno se ne ritirano 57, tra i quali Charly Gaul, che nel 1956 aveva vinto una tappa storica in condizioni analoghe sul Bondone, Van Looy, Planckaert, Tongerloo, Sorgeloos, Mealli e tanti, tantissimi altri. La fatica di quel giorno si fece sentire sulle gambe degli atleti nelle prove successive e, in una tappa che non pareva riservare insidie, la Lecco - Casale Monferrato, Franco Balmamion seppe sorprendere la maglia rosa Graziano Battistini, andando a conquistare la maglia rosa, per poi portarla in trionfo a Milano, precedendo sul podio Imerio Massignan e Nino Defilippis.
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