Il Codacons boccia due enti: sono inutili

«La Fondazione centro studi transfrontaliero e l’Istituto ladino vanno chiusi, sono solo un costo a carico della società»

SANTO STEFANO DI CADORE. La Fondazione centro studi transfrontaliero del Comelico e di Sappada. E addirittura l’Istituto Ladino. Sono i due enti inutili che Codacons vorrebbe fossero aboliti subito dal Governo, perché solo fonte di dispendio di risorse. Ma i bellunesi non ci stanno, anche se dicono che probabilmente andrebbero aggiornati. L’Italia, dunque, «vanta il non invidiabile record europeo di paese con il più elevato numero di enti assolutamente inutili: sono circa 500 e ci costano 10 miliardi di euro ogni anno», denuncia Codacons in una nota. Secondo il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi, «basterebbe cancellare queste strutture, i cui costi sono in buona parte a carico della collettività, per recuperare 10 miliardi di euro ed evitare in futuro l’aumento dell’Iva e delle accise previsto dalle clausole di salvaguardia». Per questo Codacons rivolge un appello al premier Matteo Renzi affinchè intervenga tagliando gli enti che rappresentano una inaccettabile zavorra per il paese».

Un esempio per tutti, puntualizza Codacons, è «l’Ente nazionale della montagna - che si aggiunge all’infinità di comunità montane presenti nel nostro territorio - il quale ha cambiato ragione sociale in Istituto nazionale della montagna, costo della struttura (secondo indiscrezioni): 490mila euro all’anno». L’associazione cita anche la Fondazione centro studi transfrontaliero del Comelico e Sappada e l’Istituto culturale delle comunità dei ladini storici a Belluno. Alessandra Buzzo, dinamico sindaco di Santo Stefano di Cadore, è candidata alla guida dell’Unione montana del Comelico e di Sappada; potrebbe essere eletta il 13 aprile.

«Ritengo che una Fondazione come quella del centro studi transfrontaliero, voluta dalla Regione per iniziativa dell’allora consigliere Guido Trento, andrebbe rivisitata nelle funzioni e nella gestione», puntualizza Buzzo, «perché da allora molta acqua è passata sotto i ponti». Guido Buzzo, padre di Alessandra e già sindaco di Santo Stefano, annuisce mentre la figlia riflette a voce alta. «La Fondazione è nata ai miei tempi – spiega Buzzo padre – e si proponeva di incrementare i rapporti tra le nostre valli e la vicina Austria, accrescendo anche i flussi turistici. Non so se questo sia davvero accaduto». Ma l’abolizione di questa realtà proprio no. Come, secondo Alessandra Buzzo, non va rimesso nel cassetto l’Istituto ladino, che tutela un’importante area culturale e linguistica delle Dolomiti.

Conviene il vicesindaco di San Pietro di Cadore, Ileana De Bernardin. «La promozione della nostra identità culturale, in particolare quella linguistica, è un fattore di sviluppo, non un intralcio conservativo». Pane per i denti di Moreno Kerer, consigliere comunale di Colle Santa Lucia e direttore dell’Istituto ladino di questa comunità. Kerer ricorda che gli istituti Ladini in provincia di Belluno sono due, uno a Colle l’altro con sede a Borca. Codacons non specifica a quale dei due si riferisce. Questa due realtà coordinano l’attività culturale di oltre 30 mila bellunesi che si dichiarano di origine ladina. Gli Istituti sono nati a seguito di una legge, la 482, che protegge tutte le lingue minoritarie d’Italia. «Parlo per la realtà di cui mi occupo ed è evidente che cancellando l’Istituto si darebbe un colpo di spugna fatale – dice Kerer - ad un popolo, significativo per importanza numerica e soprattutto culturale, storica e linguistica che ha segnalato la conservazione e soprattutto lo sviluppo delle Dolomiti».

Francesco Dal Mas

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