«Il Cnsas è parte integrante del soccorso»

Il direttore del Suem esalta le abilità delle giubbe rosse, una sicurezza anche per il personale medico

BELLUNO. «Il Soccorso alpino è diventato ormai parte integrante del sistema di soccorso. Una componente che, oltre ad aver consentito una sensibile riduzione nei tempi di intervento, garantisce anche la sicurezza tecnica degli operatori del personale sanitario professionale che interviene nelle operazioni di soccorso, sia di elisoccorso sia di soccorso via terra».

La certificazione sulla professionalità del Cnsas arriva con le parole del dottor Giovanni Cipolotti, direttore del Suem 118 dell’Usl 1 di Belluno, che ieri ha presenziato alla conferenza sul bilancio dell’attività del Soccorso alpino nel corso del 2014. «Il rapporto con il Cnsas, in particolare, è normato da una specifica convenzione triennale, che è stata rinnovata a luglio del 2014, con validità quindi fino al 2017 e che stabilisce nel dettaglio i doveri del Soccorso alpino, in termini di fornitura di personale e di attrezzature e, dall’altra parte, il contributo che l’Usl mette a disposizione per il sostegno di questa attività della delegazione bellunese del Cnsas, che ormai è il nostro partner tecnico privilegiato».

Una certificato di affidabilità motivato «da un’esperienza non eguagliabile e sovrapponibile ad altre realtà: per il nostro personale è diventato indispensabile avere a bordo dell’elicottero il Soccorso alpino garantisce, visto che il 70 per cento degli interventi vengono effettuati in ambiente impervio e ostile».

Eliambulanza del Suem che nel 2014 ha effettuato complessivamente 220 interventi, l’11 per cento in più rispetto ai 197 del 2013. Soccorsi spesso non giustificati, come precisa Cipolotti. «L’Usl emette ogni anno fatture per 100-120 mila euro, con destinatarie persone illese o che il loro comportamento hanno in maniera ingiustificata allertato la macchina dei soccorsi con l’elicottero. La tariffa che viene loro addebitata è di 92 euro per ogni minuto di volo dell’eliambulanza. Questo è stato un deterrente ma l’abuso, chiamiamolo così, di allertare i soccorsi è ancora troppo diffuso: ormai ci si rivolge al 118 e al Soccorso alpino anche solo per ricevere qualche indicazione o consiglio. A conferma, appunto, di una preoccupante superficialità con cui molti turisti-escursionisti affrontano la montagna. Molti di lavoro si affidano completamente alla tecnologia e basta una batteria scarica o una zona senza campo per i telefonini per mandarli nel caos». (ma.ce.)

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