«Il cedro va tagliato per sicurezza»

Il parroco di San Gervasio spiega i motivi della sua scelta. «E’ troppo pericoloso»

BELLUNO. Se fosse per lui, quell'albero rimarrebbe dov'è, ma sta diventando pericoloso, e sta danneggiando la chiesa. Ecco perchè don Andrea, parroco di San Gervasio, ha chiesto al Comune e alla Soprintendenza il permesso di eliminarlo. Ora le autorizzazioni sono arrivate.

Stiamo parlando del cedro del Libano, l'imponente pianta che si trova sul sagrato della chiesa dei santi Gervasio e Protasio. Le associazioni ambientaliste Ctg, Wwf e Italia Nostra avevano segnalato alla stampa il pericolo che la pianta venisse abbattuta senza che ci fosse, apparentemente, un valido motivo. Invece pare proprio che ci sia, come racconta don Andrea.

«Ha visto quanto è grande quella pianta? Vede dove arrivano le fronde? Ogni anno cadono dei rami a terra, cosa succederebbe se in quel momento passasse qualcuno sulla strada?», spiega.

L'abbattimento sarebbe una questione di sicurezza, quindi, ma anche di tutela del bene architettonico che l'albero in parte protegge dal sole, in parte sta iniziando a danneggiare: la chiesa del santi Gervasio e Protasio.

«I rami arrivano fin sul tetto, e muovendosi, quando c'è un po' di vento, spostano i coppi», continua il parroco. «Inoltre gli aghi intasano le grondaie, e ogni anno siamo costretti a pulirle spendendo diversi soldi. Anche la facciata della chiesa si sta rovinando, perché quando piove l'acqua scorre dai rami e macchia il muro». Per tutte queste ragioni il parroco ha chiesto il permesso di eliminare il cedro del Libano. «Il Comune mi ha dato il permesso già qualche anno fa», spiega don Andrea.

«Qualche giorno fa è arrivato anche quello della Soprintendenza, che ha fatto un sopralluogo e si è resa conto che l'albero sta diventando un pericolo». Per la chiesa, per i passanti, per le auto in transito, «ma anche per il condominio che c'è dall'altra parte della strada. L'albero è tutto piegato, anche perchè quando hanno fatto dei lavori sulla strada ne hanno tagliato le radici. A me dispiace molto eliminarlo, non si pensi il contrario. Certo, se qualcuno vuole prendersi la responsabilità civile per quello che può succedere, allora per me l'albero può rimanere dov'è». (a.f.)

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