Il cappellano chiude in chiesa il ladro

LONGARONE. Come non rubare in chiesa. Un giovane di Calalzo, figlio di un conosciuto imprenditore dell’occhiale ha tentato di forzare la cassetta delle offerte per i lumini votivi dell’arcipretale longaronese del Michelucci. Il bottino sarebbe stato di un euro e 30 centesimi: un cappuccino e la mancia, al bar dall’altra parte della strada. Niente con cui diventare ricchi, insomma. Ma gli è andata male, come neanche alla banda Bassotti, all’assalto del deposito di Paperone: ha scelto l’orario peggiore ed è stato chiuso dentro dal cappellano don Diego, che passava di là come ogni sera, verso le 18 e si era accorto di qualcosa di sospetto, nel suo atteggiamento. Sembrava quasi che avesse perso qualcosa, guarda caso dove avrebbe voluto trovare qualche moneta in più. Una volta in trappola, anche se una via di fuga ci sarebbe sul retro del tempio, dove ci sono i resti di quello vecchio, il ragazzo è stato costretto ad aspettare l’intervento dei Carabinieri di Longarone, che l’hanno portato in caserma, per identificarlo e contestargli il tentato furto.
Ieri mattina giorno di mercato, a Longarone e, tra le bancarelle, si chiacchierava anche della presenza di un complice, anche lui di una ventina d’anni, che sarebbe riuscito a scappare. Ma è una versione, che contrasta sia con la ricostruzione del parroco, don Gabriele Bernardi che con quella dei militari dell’Arma. Nessuno parla di un’altra persona, sul luogo di un gesto sacrilego, che peraltro non è nemmeno stato consumato. Hanno aiutato la prontezza di don Diego e anche la telecamera, sulla destra dell’entrata, che dirige il proprio occhio proprio verso la statua della Madonna immacolata, ai piedi della quale c’è la postazione con i lumini e accanto la cassetta per le offerte. Non dev’essere stata una giornata di grande afflusso alla chiesa, a parte che qualcuno c’è passato di sicuro e non mancano le tracce nel libro degli ospiti, di sicuro l’incasso è stato misero, ma questo il cadorino in trasferta, anche perché senza un lavoro fisso non poteva immaginarlo.
Don Gabriele Bernardi c’è rimasto male. Qualsiasi prete, anche il più di montagna ritiene che la propria chiesa sia al riparo dai malintenzionati : «Non ce l’aspettavamo, anche abbiamo preso la precauzione della telecamera. Che non è collegata a un videoregistratore, quindi non siamo in grado di mostrare niente alle forze dell’ordine. Semmai avremmo potuto vedere in diretta quello che stava succedendo solo accendendo l’impianto. Non la farei più grossa di quello che è realmente, ma certo non possiamo più essere sicuri di nulla, nemmeno all’interno di un luogo sacro, per di più al centro del paese come il nostro».
Le risposte del giovane alle domande dei Carabinieri? Non sarebbero state per nulla convincenti. Nemmeno sulla possibilità che giovedì sera non fosse da solo, nei pressi del monumento intitolato alle vittime del Vajont.
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