“Il Cadore che vorrei” Conclusa la prima fase

PIEVE DI CADORE
Conclusa la prima fase de “Il Cadore che vorrei”, progetto lanciato dalla Consulta giovani per raccogliere proposte per il futuro del territorio. Al via la seconda fase per dare concretezza alle idee. I ragazzi che hanno fatto sentire la propria voce, tramite una serie di videochiamate, sono stati 44. Un totale di 45 ore di confronto, dal 16 dicembre al 26 febbraio. Da marzo è iniziata l’organizzazione della seconda fase, per dare concretezza agli spunti emersi. Fondamentale, si evince dalle intenzioni della Consulta, sarà la collaborazione con gli enti locali per creare una rete di collaborazione solida che possa operare dal Comelico alla Val Boite. Due, in particolare, le esigenze emerse dalle videochiamate tra i giovani e la Consulta e che sono state prese subito in considerazione: la rilevazione della presenza dei giovani nelle imprese e la creazione di uno spazio per ritrovarsi e studiare assieme.
« C’è la necessità, tra i giovani, di capire quanti siano i posti di lavoro disponibili e quali figure siano maggiormente richieste», spiega Chiara Bressan, una dei vicepresidenti della Consulta, «ci siamo quindi attivati per creare un questionario che abbiamo inviato alle imprese per rilevare l’eventuale presenza di impiegati under 30, delle quote rosa e dei relativi titoli di studio e per avere un’idea sul numero e sulla tipologia di richieste per le nuove assunzioni. Appena ci arriveranno i dati, li pubblicheremo». Al secondo posto, tra le proposte, la creazione di una “casa dei giovani”, un luogo in cui ci si potrà ritrovare per socializzare e per aiutarsi a fare i compiti assieme. Sarà una casa autogestita in cui si potranno organizzare conferenze, dibattiti e in cui saranno messi a disposizione PC e internet. —
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