Il boscaiolo morto lavorava senza tutele si va verso il processo

SEDICO. Morì un boscaiolo: ora si va verso il processo al datore di lavoro. Gianvittore Zucco dell’impresa feltrina di lavori boschivi compare stamattina davanti al giudice per le udienze preliminari Montalto.
Il pubblico ministero Marcon ha chiesto per lui il rinvio a giudizio per omicidio colposo e mancata osservanza delle norme di prevenzione e sicurezza sul lavoro e tutto fa pensare che ci sarà il processo, alla luce di quanto è emerso nel corso delle indagini preliminari per l’incidente sul lavoro che il 10 aprile dell’anno scorso è costato la vita a Pietro Fanfoni, nel bosco di Villiago, in Comune di Sedico.
L’indagato è difeso dagli avvocati Serrangeli e Perco, che eventualmente sembrano orientati ad andare al dibattimento. Mentre i familiari si sono costituiti parte civile con Resenterra e Cason e continuano ad avere grandi dubbi sulla ricostruzione dello Spisal e, di conseguenza, della procura: non sarebbe stato il loro congiunto a tagliare quella pianta di carpino e il suo corpo sarebbe stato successivamente spostato. La scena dell’incidente sarebbe stata inquinata, insomma.
Di sicuro Pietro Fanfoni non era ancora regolarizzato perché le procedure di assicurazione non erano state formalizzate. Detto in soldoni: stava lavorando momentaneamente in nero e non era assicurato. La famiglia non ha avuto alcun risarcimento danni, ma non può non aspettarsene uno, sotto forma di offerta economica. Quel ramo lungo 13 metri e pesante una cinquantina di chili è caduto in testa all’uomo da un’altezza di otto o nove metri e l’ha ucciso, perché su quella pianta se n’era appoggiata un’altra, già tagliata, di pioppo. L’impatto è stato tra la nuca e il collo, pertanto sarebbe del tutto irrilevante il fatto che indossasse o meno il caschetto protettivo, a parte il fatto che era un lavoratore esperto: impossibile che non ce l’avesse.
I difensori di Zucco, che lavorava in subappalto alla ditta Slongo di Santa Giustina a un intervento commissionato da Fabio Varotto, avrebbero deciso di giocarsela in aula e avranno senz’altro le loro buone ragioni, ma intanto aspettano la decisione del gup.
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