Il Boccaccio secondo “I Giovani”

Domani l’ultima replica sul Decameron della compagnia di ragazzi

SOSPIROLO. Dieci novelle per sessanta ragazzi. Le novelle sono quelle selezionate tra le cento presenti nel “Decameron” di Giovanni Boccaccio, i ragazzi sono i numerosi attori della compagnia teatrale “I Giovani”.

Domani, alle 20,45 al Centro civico di Sospirolo, ci sarà l’ultima replica del nuovo spettacolo sceneggiato e diretto da Mariarosa Ceccon, che ha fatto il tutto esaurito nelle prime due date (sabato scorso al Teatro comunale di Belluno e martedì a Sospirolo).

Il pubblico, ormai affezionato, non si scorda di vecchi e recenti successi, quali “Turandot”, “Iliade” e “Inferno”, ma quest’anno il risultato è sorprendente.

Per la scelta del soggetto innanzitutto: quel testo del Boccaccio, uno dei più importanti scritti del Trecento, fino a poco tempo fa quasi ignorato nelle scuole perché un po’ troppo licenzioso in alcune parti, che oggi rivive colto nella sua vera essenza nell’interpretazione dei “Giovani”.

Ma anche per l’espediente delle “cornici”: tre misteriose figure che fungono da collegamento tra le novelle, ma scelte anche per veicolare un importante messaggio, insegnando cioè l’importanza di diffondere l’allegria (in come modo lo scopriranno gli spettatori).

La vicenda narra di sette nobili fanciulle e di tre gentiluomini, che si rifugiano in una villa sulle colline toscane per sfuggire alla terribile peste che imperversa a Firenze. Qui, tra danze e giochi, trascorrono il tempo raccontandosi novelle.

Nascono così le vicende di San Ciappelletto, Pietro e l’agnolella, Chichibio e la gru, Frate Cipolla e la penna, Calandrino e l’elitropia, Calandrino e il porco, Federigo e il suo falcone, Nastagio e la bella sdegnosa, Natan e Mitridano, Torello e il saladino.

«Ognuno di noi ha sentito la storia delle gru e di Chichibio o le burle contro Calandrino e le ha apprezzate per la satira feroce che Boccaccio fa nei confronti di chi non usa il cervello o di chi si fida ciecamente degli altri», spiega la compagnia teatrale. «Ma ci sono novelle che premiano la fedeltà o la generosità, che esaltano l’amore e la riconoscenza, e anche queste sono presenti insieme a qualcosa di inaspettato, di invenzione nella storia, di cui si svelerà la motivazione solo alla fine». Colpisce la presenza sul palco di giovani attori di tutte le età: i veterani sono padroni della scena, i più piccoli si mettono in gioco con assoluta serietà. “I Giovani” firmano così uno spettacolo di difficile realizzazione, dove il registro comico si alterna a quello drammatico, e lo portano in scena in modo davvero piacevole. Imperdibili le danze arabe, su coreografia di Fanny e Deborah.

Federico Brancaleone

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