Ignora l’alt della polizia e dopo un inseguimento minaccia gli agenti
PONTE NELLE ALPI
Inseguita per 4 chilometri, poi minaccia i poliziotti. Caterina Ponzano, una donna di Milano che nell’aprile di tre anni fasi trovava in provincia con la macchina è in tribunale con l’accusa di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale. La pattuglia della polizia aveva cercato di fermarla a Ponte nelle Alpi con la paletta di ordinanza per patente e libretto, ma l’automobilista aveva tirato dritto e c’era voluto un inseguimento di alcuni chilometri, per convincerla a mettere la freccia e accostare, in maniera da sottoposi al controllo richiesto.
Mentre stavano per identificarla e verbalizzare le infrazioni commesse, con tanto di ammende relative, la donna avrebbe cominciato a minacciarli, affinché non facessero il loro dovere e lasciassero correre. I due agenti hanno sentito frasi del tipo «non è questo il modo di fermare le macchine, voi avete fatto un abuso di potere e io vi pago lo stipendio». Non contenta, avrebbe anche rincarato: «Voi siete al servizio dei cittadini e vi comportate da maleducati. Datemi i vostri nomi che a voi ci penso io».
Non si sa se ne stesse rendendo conto o meno, ma con il suo atteggiamento stava cadendo nell’ipotesi di reato di violenza o mimaccia a pubblico ufficiale, che l’ha fatta finire in tribunale, assistita dall’avvocato Ghezze. Quella di ieri mattina era solo l’udienza filtro, il momento per il giudice Coniglio di ascoltare le richieste istruttorie delle parti. Il pubblico ministero e la difesa hanno prodotto le rispettive liste dei testimoni da ascoltare, per arrivare alla formazione della prova. Fuori onda lo stesso giudice ha osservato che sarebbe bastato un adeguato risarcimento ai due agenti e al corpo di appartenenza, per evitare il processo e chiudere l’incidente, ma il difensore ha ribattuto che la sua assistita è convinta di avere ragione, di conseguenza è stato aperto il dibattimento e rinviato all’anno nuovo, quando il giudice Cittolin provvederà a compilare il calendario delle udienze fino a quella della discussione e della sentenza di primo grado. —
G.S.
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