I viaggi pagati dall’ente al tour operator di Martino

L’ex direttore di nuovo a giudizio, tra le accuse la promozione del suo libro diverse missioni anomale e acquisti di macchine fotografiche e telefoni cellulari

FELTRE. Truffa aggravata, peculato, falso, abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Lunga udienza, ieri, nel secondo processo a carico di Vitantonio (detto Nino) Martino, l’ex direttore del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, sotto accusa per una serie di episodi avvenuti tra il 2005 e il 2011. Si tratta dello stesso periodo del primo processo (terminato con la condanna di Martino per la sola turbativa d’asta), ma stavolta i capi d’imputazione sono oltre trenta. Ieri sono stati ascoltati un maresciallo della Guardia di Finanza, l’ultimo presidente del Parco Benedetto Fiori e tre dipendenti.

I viaggi. A Martino vengono contestati i rimborsi ottenuti per diversi viaggi in Italia e all’estero. Per quanto riguarda le missioni nazionali, la procura (ieri il pm era Marco Faion) accusa l’ex direttore di aver ricevuto dal Parco rimborsi per le trasferte ad Isernia, sede dell’Università del Molise, dove Martino era docente e coordinatore di un master. Secondo le norme che regolano l’attività dei dipendenti pubblici, quelle docenze, già pagate anche dall’Università, dovevano essere autorizzate, senza oneri per l’ente e svolte durante le ferie. Martino, aveva invece una autorizzazione generica e ha ricevuto doppi rimborsi, oltre a risultare in servizio. Ci sono poi alcuni viaggi all’estero, due negli Stati Uniti, uno in Patagonia, uno in Brasile e uno ad Atene ritenuti significativi dall’accusa.

Wild. Almeno tre di questi viaggi all’estero furono organizzati da Wild tour, un’associazione che propone viaggi dedicati alla natura, definiti Educational tour. Il Parco comprava da Wild i pacchetti turistici cui partecipava il direttore, insieme ad altri come l’ex presidente De Zordo. Nino Martino è presidente di Wild e nell’ambito del processo sono emersi i nomi di almeno altre due persone, soci fondatori di Wild, chiamate a lavorare per il Parco: l’architetto Trabucco e un traduttore. Secondo l’accusa, Martino andò in America per partecipare ad una conferenza durante la quale presentò il proprio libro. La conferenza era a pagamento e il Parco pagò l’iscrizione e anche il viaggio, che durò tre settimane a fronte di 25 minuti di intervento. Secondo la difesa (avvocato Anna Casciarri) quella fu l’occasione per gettare le basi per il successivo gemellaggio con un parco Usa.

Il libro. Si intitola “Parchi di una sola Terra” il libro scritto da Nino Martino e oggetto di varie contestazioni da parte della procura. Il libro tratta di molte aree protette, non solo di quella bellunese e il Parco non lo ha patrocinato nè è presente il suo logo. È quindi un’opera di Martino scrittore, non di Martino direttore. Eppure il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ne acquistò ben 500 copie in due trance e una stagista fu utilizzata per la verifica dei dati. Il primo acquisto di 200 copie fu contestato dall’ispettore ministeriale che visitò l’ente, tanto che Martino scrisse una mail ringraziando il presidente per l’acquisto e affermando che i suoi diritti d’autore sarebbero stati “scontati” dai futuri acquisti. Poco dopo arrivò l’offerta della casa editrice per l’acquisto di altre 300 copie a prezzo di favore. Il libro fu presentato in varie occasioni sempre a spese del Parco e, per la presentazione a Belluno Martino mandò ai dipendenti un ordine di servizio per sollecitarli a partecipare indossando la divisa dell’ente. L’ordine fu contestato dai sindacati, ma i dipendenti non rifiutarono e furono pagati con ore straordinarie.

Telefoni e macchine fotografiche. Martino acquistò cinque cellulari a spese dell’ente, al quale fece anche comprare tre reflex per un valore di circa 11 mila euro. Una delle fotocamere fu acquistata di gran fretta senza considerare l’offerta migliore. La prima giustificazione fu l’imminente progetto di reintroduzione faunistica (mai realizzato), ma secondo l’accusa Martino era in partenza per l’America, le tre reflex erano nella sua esclusiva disponibilità personale e la Finanza le ha trovate a casa sua. La procura lo accusa anche di aver ottenuto dall’assicurazione del Parco il rimborso per un cellulare rubato al figlio, che ne ha scaricato l’iva.

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