I segni della proprietà lasciati dagli «antenati»

AURONZO.
Segni di casa, ovvero la firma sulla proprietà, ma anche l'affermazione della propria identità. Di questo ha parlato l'altra sera, al Museo Algudnei di Dosoledo, Gianni Pais Becher, guida alpina e scrittore di Auronzo. Incuriosito fin da bambino nel vedere i segni incisi sugli alberi, ed affascinato dai racconti misteriosi dei nonni, Gianni Pais Becher ha deciso di scoprirne il significato.
Questo attraverso una ricerca serrata sul suo territorio, passando di casa in casa, esaminando le travature dei tetti, i fienili, parlando con i vecchi e consultando molti documenti scritti. Il frutto del suo lavoro è confluito nel libro "Segni nelle Dolomiti Orientali", edito nel 1998 dalla Cm Centro Cadore, in cui ha censito oltre 1.000 segni di casa da Cortina ad Auronzo a Comelico Superiore. Molti sono segni certi, cui corrispondono nomi e cognomi: ogni nucleo famigliare di residenti sotto uno stesso tetto era titolare di un segno di casa assegnato dalle Regole e le matrici dei segni del Cadore e di Cortina, riportano all'alfabeto retico e celtico. Gianni, che vive fra Misurina, dove gestisce un negozio di articoli sportivi, e il Perù, dove trascorre almeno sei mesi all'anno, alla scoperta degli usi e dei costumi dei popoli di montagna ("che sono molto simili, per certi aspetti, ai nostri", sottolinea), ha realizzato centinaia di video, 390 dei quali, firmati con lo pseudonimo di "indigeno9", sono disponibili anche su YouTube. Nel corso dell'incontro all'insegna della storia e delle tradizioni, Arrigo De Martin Mattìo, animatore del Museo, ha illustrato il significato delle "node", segni incisi sulle orecchie degli animali (bovini ed ovini) per riaffermarne la proprietà.
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