I «Nomadi» in concerto: 1500 persone affollano il palasport di Longarone

La band ha ripercorso i suoi 47 anni di storia della musica riproponendo brani che hanno accompagnato tre generazioni
I Nomadi durante l’esibizione di Longarone, che ha fatto cantare tutti i 1500 spettatori
I Nomadi durante l’esibizione di Longarone, che ha fatto cantare tutti i 1500 spettatori
LONGARONE.
Oltre 1500 persone hanno assistito, sabato sera, al concerto dei Nomadi tenutosi al palasport di Longarone.

L'evento, organizzato da Scoppio Spettacoli e patrocinato dal comune di Longarone con la collaborazione della Pro Loco, ha visto la band ripercorrere i suoi 47 anni di storia (il gruppo più longevo nella storia della musica) riproponendo i brani che hanno accompagnato almeno tre generazioni, dal lontano 1963 fino all'ultimo lavoro, "Racconti raccolti". Quest'ultimo è un album di cover: «Un omaggio - dice Beppe Carletti, leader storico della band emiliana - a dei colleghi, a degli amici. Ci piaceva l'idea di confrontarci con gente che scrive in maniera diversa da noi: dove possibile abbiamo fatto qualche arrangiamento, ma senza stravolgere la melodia iniziale, sarebbe stato un insulto all'autore». Per quel che riguarda il loro repertorio, i Nomadi hanno offerto brani che spaziavano dagli anni 70 fino ai giorni nostri ("Dove si va", con la quale hanno trionfato a Sanremo 2006 nella categoria gruppi, "Lo specchio ti riflette", "Io voglio vivere") passando per i grandi classici, quali "Un pugno di sabbia, Auschwitz, Il vento del nord.

Molto toccante l' esecuzione del brano "L'eredità", preceduto, come di consueto dalle parole del cantante Danilo Sacco, che ha ricordato Dante Pergreffi e Augusto Daolio, membri della band deceduti nel 92, De Andrè, Gaber, Baroni e «tutti coloro che, con le loro parole, la loro musica, hanno migliorato questo mondo, perché un popolo senza arte, senza musica, senza speranza, è un popolo che si può comandare e sottomettere con più facilità. La musica è lotta e condivisione».

Durante il concerto non sono mancati i consueti messaggi di pace lanciati dal gruppo, da sempre contrario a ogni tipo di guerra, e da sempre impegnato in diverse azioni di solidarietà. Immancabile il rito della lettura dei biglietti che il popolo nomade (che i Nomadi considerano il settimo elemento della band, la colonna portante: forse è questo legame che rende unica questa band) lascia sul palco, con parole di affetto, riconoscenza e, spesso, qualche bottiglia di vino, in accoglimento dell'appello ironico del cantante Sacco che chiede: «Ma perché non nevica prosecco»?

Il concerto si è chiuso con la consueta sequenza "Canzone per un'amica", "Dio è morto" e "Io vagabondo", durante la quale gran parte del pubblico ha abbandonato il proprio per portarsi sotto il palco e cantare assieme ai Nomadi il classico per eccellenza. Soddisfatto della riuscita dell'evento il sindaco di Longarone, Roberto Padrin: «Dopo 13 anni siamo riusciti a riaprire il palasport a un evento simile, merito anche della precedente amministrazione che ha ristrutturato l'impianto pensando anche a questi appuntamenti. Oggi abbiamo contato oltre 1500 persone, una cifra non facile da raggiungere, sono molto contento, significa che la gente ha voglia di musica, cercherò di fare in modo che Longarone diventi un punto di riferimento per questi appuntamenti, anche se i costi elevati rendono più difficile l'organizzazione di questo tipo di eventi».

Perché i Nomadi? «Han fatto e continuano a fare la storia della musica italiana, e hanno un grande pubblico».

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