I cittadini smettono di pulire i parchi «A noi piaceva fare non apparire»
Belluno. Criticati e perfino «accusati di “rubare” il lavoro alle cooperative sociali», i cittadini che facevano parte dell’associazione Parchi in Movimento hanno interrotto la loro meritoria attività. Armati di rastrelli, decespugliatori e sacchi neri, pulivano i parchi della città tenendoli sempre in ordine. Lo hanno fatto per quattro anni, dal 2012 al 2016, e la loro assenza si avverte.
«Volontariamente, durante i mesi estivi e con un programma ben definito e concordato con gli uffici del Comune, il gruppo si trovava la domenica mattina per la pulizia dei parchi stabiliti cercando di coinvolgere i residenti del luogo», racconta l’ex presidente, Sergio Dal Farra. L’obiettivo era stato raggiunto: con il passare delle settimane sempre più persone partecipavano alle attività, momenti di incontro e condivisione oltre che di servizio per la comunità.
«Durante l’attività dei volontari abbiamo pulito molte zone della città e coinvolto molte persone», continua infatti Dal Farra. «Ciò nonostante siamo stati molte volte accusati di “rubare” il lavoro alle cooperative sociali e criticati dalle stesse forze politiche che oggi vantano la pulizia (con grande pubblicità sui giornali e social). A tal proposito», continua, «mi preme far notare che durante tutta l’attività di Parchi in Movimento ben poche (per non dire nessuna) delle persone che oggi riempiono le pagine dei social e dei quotidiani locali con la loro attività di “volontariato” si è presentata la domenica mattina alla pulizia dei parchi. Diciamo che l’associazione no profit Parchi in Movimento aveva un progetto ambizioso, non una pubblicità personale o di partito. Era controcorrente rispetto al vezzo imperante di mostrarsi e postare, anziché fare».
Ma c’è anche un’altra ragione che ha comportato l’interruzione dell’attività, confessa Dal Farra: «Il Comune ci ha imposto condizioni che non potevamo rispettare, come l’assicurazione obbligatoria. La nostra era un’attività di puro volontariato». Complicata, a quanto si apprende, dalla burocrazia. E danneggiata dalle critiche: «Abbiamo capito che disturbavamo, e allora abbiamo preferito interrompere l’attività. Ringraziamo però la Protezione civile comunale, che è sempre stata molto collaborativa, anche fornendo uomini e mezzi necessari».
Dal Farra dichiara di rimanere a disposizione, nel caso qualcuno volesse ristabilire una forma di collaborazione, «ma senza fotografie, giornali e titoloni sui social, solo per il bene della città che non ha bisogno di spot ma di partecipazione attiva, critica, concreta e cosciente». —
A.F.
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