I cento anni del rifugio Ombretta

Le immediate vicinanze col confine costituirono una motivazione militare
Il rifugio Falier all’Ombretta
Il rifugio Falier all’Ombretta
Il rifugio Ombretta, ultimo fra i rifugi della Sezione di Venezia del Cai costruito sulle Dolomiti fra Cadore, Zoldo e Agordino prima della Grande Guerra, festeggia quest'anno il raggiungimento del secolo di vita. Una storia lunga e appassionante fra alterne vicende e una presenza di assoluto rilievo per la conoscenza e la frequenza dell'omonimo vallone a sud della parete meridionale della Marmolada. Nel gruppo della Marmolada fin dagli ultimi decenni del XVIII secolo furono eretti svariati rifugi, anche in virtù della vocazione non solo alpinistica della Regina delle Dolomiti.  Sul versante meridionale il rifugio Contrin, della Sezione di Norimberga dell'Alpenverein, sarà inaugurato il 28 luglio 1897, mentre nella conca di Fedaja, fin dal 1880 un rifugio privato (prima di G.B. Finazzer, poi di Felice Valentini) garantiva un punto d'appoggio per la salita al Ghiacciaio della Marmolada e alle estreme punte. Ancora in Fedaja, un po' più in alto e a occidente della conca pascoliva, nel 1896 sorse un nuovo albergo di proprietà di Giacomo Verra di Penia. Solo nel 1903 la Sezione di Bamberga dell'Alpenverein costruì nella località ove ora sorge il Rifugio Castiglioni la "Fedaja Haus o Bambergerhaus", costruzione che faceva parte della preziosa e strategica presenza tedesca sulle montagne dolomitiche di Fassa, ove il movimento pangermanista poteva contare sulla prestigiosa adesione di Franz Dantone Pascalin, amico dello scrittore Carl Felix Wolff (autore de "I monti pallidi") ed eminente personaggio del pionierismo fotografico dolomitico.  Anche la Sat volle riaffermare la sua presenza in Fassa con la costruzione al Passo Fedaja, nel 1906, del Rifugio Venezia; ma l'iniziativa ebbe vita breve a causa di un incendio, probabilmente doloso, nel settembre 1911.  Sulla Marmolada, infine, sulle rocce sottostanti Punta Penìa, aveva funzionato per qualche anno la grotta scavata fra il 1875 e il 1877 dalla Sezione di Agordo (primo ricovero-rifugio delle Dolomiti!) che in quegli anni ospitò salitori della cima, prima che il movimento dei ghiacciai (e una persistente umidità) ne impedissero l'accesso. Tre anni dopo il "rifugio" era già inservibile e abbandonato.  Esisteva però una porzione di territorio della Marmolada, racchiusa come in una sorta di scrigno, la Val Ombretta, che non era ancora stata interessata ad alcuna ipotesi di presenza e valorizzazione. Arturo Andreoletti che aveva salito le cime circostanti la valle d'Ombretta per poi affrontare in prima italiana la parete meridionale della Marmolada spezzò all'epoca una lancia in favore della costruzione di un punto d'appoggio nella conca alla confluenza delle due valli d'Ombretta e Ombrettola.  La sezione di Venezia del Cai che aveva realizzato nelle Dolomiti diversi rifugi (Il Venezia al Pelmo, il San Marco sopra S.Vito di Cadore, il Tiziano alle Marmarole, il Coldai alla Civetta e il Mulàz nella catena settentrionale delle Pale di S.Martino), non si tirò indietro e il 14-15 agosto 1911 inaugurava la sua sesta opera. Il progetto dell'ing. Giorgio Francesconi venne realizzato dal capomastro Emanuele Murer di Falcade (titolare anche dell'Albergo Focobon) che già quattro anni prima aveva eretto il rifugio Mulaz. Durante i lavori di costruzione Vincenzo Fersuoch, che fungeva da muratore, compì la scalata della parete sud della Marmolada in compagnia di Giulio Vianello, allora presidente della sezione Cai di Treviso. Il rifugio è a due piani, oltre ad un sottotetto praticabile ed occupa un'area di circa 11,50 metri x 8,50 metri con due corpi distinti. Dalla cucina si sale al piano superiore che comprende 4 camere. Anche il Ministero della Guerra riconoscendo l'alto interesse ai fini della difesa nazionale, accordò un contributo di 2.500 lire dopo aver riveduto e approvato i piani di costruzione. La spesa dell'opera ammontò a 10.187,34.  Il rifugio era destinato a facilitare le salite della parete sud della Marmolada, delle Cime d'Ombretta, del Monte Fop, del Sasso Vernale, della Cima d'Ombrettola, del Sasso di Valfredda e di altre cime circostanti. Contemporaneamente si provvide a riattare i sentieri che fanno capo al rifugio. Il rifugio Ombretta rimase aperto solo tre stagioni, poi seguì il destino di e altre simili costruzioni sorte attorno alla Marmolada.  La Grande Guerra pose termine alla storia di tanti piccoli ed ospitali rifugi, distrutti dall'artiglieria dell'una e dell'altra parte. L'Ombretta venne distrutto il 27 aprile 1917 dalle cannonate austriache di quattro "pezzi" portati sulla cresta sommitale della Marmolada. Sarebbero occorsi più di due decenni prima della ricostruzione affinchè tornasse ad accogliere alpinisti ed escursionisti.

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