I celiaci in rivolta chiamano «Striscia»

L’inviato della trasmissione, Moreno Morello, ha intervistato chi soffre della patologia: tagli dei fondi e visite «inutili»

BELLUNO. I novemila celiaci di tutto il Veneto sono in rivolta, e hanno chiamato «Striscia la notizia» per denunciare la situazione che li vede, loro malgrado, protagonisti. La Regione ha infatti deciso di ridurre l'importo dei buoni con i quali i celiaci acquistano i prodotti senza glutine, parte essenziale della loro dieta, e per di più, per vederseli riconosciuti entro fine anno è necessario sottoporsi ad una visita da un dietista incaricato dall'Usl di riferimento.

Il professionista stabilirà il fabbisogno calorico di ogni persona affetta da celiachia (la malattia autoimmune che impone a chi ne soffre di nutrirsi solo di cibi privi di glutine) al quale corrisponderà una cifra per il rimborso dei buoni.

La delibera sostituisce la legge regionale 15/2008, ed entrerà in vigore il 1° gennaio 2013. Sono molti i punti che vengono contestati dall'Aic, l'associazione che raggruppa i celiaci, e dalle stesse persone che sono affette da questa patologia. Punti che sono stati ben illustrati all'inviato di «Striscia la notizia» Moreno Morello, che ha realizzato il suo servizio da Belluno. Al centro Giovanni XXIII, infatti, qualche giorno fa si è svolto un corso per volontari dell'associazione, e Morello ha intervistata Sara Quartarella, padovana e celiaca.

Nel servizio, la ragazza spiega cosa sia la celiachia e cosa siano i buoni, di cui ogni celiaco ha diritto per legge. Il 5 giugno, però, la spending review fa scrivere alla Regione una delibera che lascia i celiaci perplessi. E non solo perché abbassa il valore dei buoni (che fino a quest'anno sono di 140 euro al mese), ma perché la loro erogazione è subordinata ad una visita specialistica, che nel servizio viene definita “farsa”. Alcuni utenti le hanno filmate con delle telecamere nascoste, e, come sottolinea Morello, «la paziente non viene né pesata né interrogata. Nessuna indagine, nessun approfondimento». Tutta colpa dei tempi troppo stretti e della mancanza di chiarezza nelle procedure, evidenzia la presidente dell'Aic Veneto Michela Friso Braghetto: «La delibera ha imposto tempi strettissimi: entro fine anno dovranno essere effettuate tutte le visite», spiega. «E in Veneto siamo in novemila». Così, come si vede nel servizio di Striscia, i medici attribuiscono il fabbisogno calorico (e il relativo importo dei buoni) con procedure rapide, che indignano i celiaci. «Le Usl stanno facendo il meglio che possono per rispettare i tempi imposti dalla politica», continua la Friso Braghetto, che contesta anche l'importo dei buoni.

Ridotti quasi a tutti (la media per le donne è sugli 88 euro, per gli uomini sui 98, a fronte dei 140 che tutti i celiaci hanno a disposizione oggi). Il servizio di Striscia evidenzia anche le perplessità di un medico, che solleva un altro problema: quello della spendibilità dei buoni, che possono essere usati quasi solo in farmacia o nei negozi specializzati. «La grande distribuzione ha prodotti per celiaci, ma per poter accettare i buoni deve stipulare una convenzione con la Regione», spiega Sara Quartarella. «E la procedura del ritiro non è così semplice».

I buoni per celiaci non sono come i buoni pasto: bisogna staccare le etichette dai prodotti acquistati, attaccarle sul buono, ritirarlo e inviarlo all'Usl, che poi provvede al rimborso. «Ma in farmacia i prodotti sono più cari rispetto alla grande distribuzione», precisa la Quartarella. Vero che il celiaco può acquistare prodotti gluten free anche al supermercato (e quindi non è corretto parlare di "monopolio delle farmacie", come ha fatto Striscia), ma se questo non ha una convenzione attiva se li deve pagare.

Ma il taglio del contributo regionale obbligherà i celiaci a ridurre i loro acquisti. «È come se la Regione volesse decidere quanto dobbiamo mangiare», conclude la presidente regionale.

Alessia Forzin

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