I 70 anni di Sanson da falegnameria a “sarti del design”

SEDICO. Non arredatori o mobilieri, ma “sarti del design”. Così ama definirsi la famiglia Sanson, titolare dell'omonima attività che ha sede a Sedico. Una definizione che dà il senso di un lungo percorso che ha richiesto impegno e passione, capacità di adattamento all'evoluzione di abitudini, gusti e mode, ma anche tanta innovazione e lungimiranza. Senza tutti questi “ingredienti” sarebbe stato difficile raggiungere il traguardo dei 70 anni di attività. Traguardo che Sanson Arredamenti festeggia proprio quest'anno. La sua storia è quella di molte altre in provincia di Belluno, nata dal “nulla” e capace di crescere grazie a tanti sacrifici, ma anche grazie all'entusiasmo. Un percorso che vede protagoniste tre generazioni: il fondatore Silvio Sanson, a cui è subentrato il figlio Sergio, il quale da una decina d'anni è affiancato a propria volta da suo figlio, che ha preso il nome del nonno.
Sergio, come è nata la vostra attività? Ci racconta qualcosa degli inizi?
«La storia inizia nel lontano 1947 a Feltre, in uno scantinato sotto casa dei miei genitori, Silvio e Franca. Fu un'idea di mio padre che poi, un po' alla volta e solo con risorse proprie, cominciò a costruire il capannone con la falegnameria, affiancato da 7-8 dipendenti. Tutto prese il via con la costruzione di serramenti e infissi. L'azienda cominciò poi a evolversi e a sviluppare il settore commerciale, con la vendita di mobili di serie e l'apertura di tre negozi, a Feltre, Sedico e Pieve di Cadore. Negli anni, poi, si è deciso di chiudere gli altri e potenziare Sedico. Una scelta importante, che si è rivelata azzeccata. La sede conta più di 3 mila metri quadrati».
Quando ha fatto il suo ingresso in azienda?
«Circa 35 anni fa, non appena conclusa l'università, dove ho studiato architettura. Ricordo che fin da giovanissimo andavo con mio padre a piallare tavole. Come tutte le persone che hanno sempre lavorato e sono partite dal niente, i miei genitori mi hanno educato al lavoro. Nei primi tempi maledivo il fatto di dover passare gran parte del mio tempo in falegnameria. Oggi invece dico grazie. Mio figlio Silvio, con cui siamo soci, è entrato tra il 2005 e il 2006. Sanson Arredamenti conta attualmente cinque dipendenti, più le squadre esterne, composte da altrettante persone che si occupano del montaggio dei mobili nelle abitazioni, e le tante collaborazioni, dai cartongessisti agli elettricisti».
A quali evoluzioni avete assistito negli anni?
«Lavorare 30-40 anni fa era senz'altro più semplice. Una volta bastava fare i conti di quanti metri avevi, ora invece è diventato tutto più complesso, perché ci siamo trasformati in veri e propri architetti: non si tratta solo di costruire e montare mobili, ma di occuparci anche di tutto il resto. Una vera e propria progettazione di interni, con la cura dello spazio abitativo in ogni dettaglio: dalla disposizione dei muri all'arredamento, dal colore della parete alla scelta dei tendaggi, dell'illuminazione, dei complementi di arredo e oggettistica di design. Oggi è molto più impegnativo, ma più bello ed entusiasmante. Il cliente chiede che ogni singolo ambiente abbia la sua personalità. Per questo negli anni ci siamo specializzati nella progettazione e gestione a 360 gradi. Siamo in grado di consegnare una casa “chiavi in mano”. Possiamo giocare ad altissimo livello, ma la scelta è stata quella di puntare su un arredamento a livello medio: questo significa che il design non deve più essere una prerogativa di chi ha la possibilità di spendere. Il nostro obiettivo è che sia alla portata di tutte le tasche. La gente cerca poi sempre più un arredamento “emozionale”. E noi oggi siamo in grado di fare lo stesso lavoro a un prezzo più basso. Da semplici venditori di mobili siamo diventati arredatori di interni».
Avete risentito della crisi? Le difficoltà economiche delle famiglie hanno avuto ripercussioni sul vostro lavoro?
«Abbiamo vissuto dei momenti di difficoltà, superati investendo nella formazione di noi stessi, nella ricerca, nel potenziamento del servizio, nello sviluppo del sistema di lavoro. Con la crisi le persone, inizialmente, si sono rivolte ai mercatoni. Ma poi sono tornate da noi. Certo, c'è molta più attenzione alla spesa: coppie e famiglie investono magari sulla cucina e sulle componenti fondamentali e poi aspettano per fare altri acquisti. Ma si sono rese conto che l'esperienza non si compra. E noi constatiamo che, se si lavora seriamente, si viene ripagati. Tanto è stato costruito sul passaparola: lavoriamo per l'80% su questo e su rapporti di fiducia. Ci sono clienti che sono stati qui trent'anni fa e che ora ci mandano i figli. Siamo rimaste le persone semplici di una volta e questo è un valore aggiunto che ci viene riconosciuto».
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