Hotel Ampezzo di Cortina, attesa l’archiviazione dell’inchiesta

L’hotel è stato dissequestrato dal Tribunale del Riesame: valido il permesso a costruire  e non era necessario sentire il parere della Provincia

CORTINA. Il cantiere dell’hotel Ampezzo riapre stamattina. Il permesso a costruire è valido e non era necessario interpellare la Provincia. Tolti i sigilli, i lavori della Cev di Treviso riprendono, dopo il dissequestro disposto dal Tribunale del Riesame.

Il ricorso presentato dalle difese della proprietà Lajadira e del progettista e direttore dei lavori Lucio Boni ha neutralizzato la consulenza tecnica, sulla base della quale a luglio il pubblico ministero D’Orlando aveva chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari il sequestro preventivo dell’area: «Il Tribunale ha fatto propria una linea interpretativa destinata a pesare per il futuro non solo a Cortina, ma anche a livello nazionale», sottolineano gli avvocati Barel e Pollesel da una parte e Sgaravato e Zallot dall’altra, «i giudici Coniglio, Feletto e Zantedeschi hanno ritenuto che i presunti vizi procedurali di un titolo edilizio, inesistenti secondo noi perché basati su una consulenza acquisita dalla magistratura non condivisibile per moltissime ragioni, in ogni caso non rendono inesistente il permesso a costruire e non bastano ad annullare il provvedimento e a rendere abusivi i lavori».

La ristrutturazione dell’hotel Ampezzo era stata autorizzata sia dal Comune di Cortina che dalla Soprintendenza ai Beni culturali, ma lo stesso consulente aveva obiettato il fatto che il Comune di Cortina avesse seguito una procedura che non prevedeva anche il via libera della Provincia: «Il fatto è che, in nessun caso, sarebbe stato necessario l’intervento di Palazzo Piloni», osservano i difensori di Andrey Alexandrovich Toporov e Lucio Boni, «dal momento che una legge regionale del 2014 l’aveva eliminato per alcuni comuni montani, tra i quali Cortina».

Toporov e Boni sono indagati per reati edilizi, ma nell’inchiesta è coinvolta anche la responsabile dell’ufficio tecnico comunale Silvia Balzan, alla quale viene contestata l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio per aver emesso il provvedimento finale, che ha autorizzato i lavori. La sua posizione non era oggetto del Riesame, ma visto il dissequestro è stata chiarita: «Il giudizio ha trattato tutti i temi rilevanti di questa indagini penale e confidiamo pertanto nella richiesta di archiviazione per tutti». —


 

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