«Ho investito mio padre» ma era falso: assolto
BELLUNO. «Ho investito io mio padre». Non solo non era vero, ma con questa assunzione di colpa Michele Tamburlin aveva cercato di coprire un dipendente dell’azienda di famiglia. Accusato di autocalunnia e favoreggiamento personale, l’imputato è stato assolto per entrambi i reati dal giudice Riposati. Il pubblico ministero Rossi, invece, aveva ritenuto provata la penale responsabilità e la pena giusta era di dieci mesi di reclusione. Vero anche che Tamburlin ha ritrattato e, su questo, ha puntato il difensore Azzalini, nella sua richiesta di assoluzione.
Il 16 ottobre di cinque anni fa il proprietario dell’attività era stato investito da un mulettista, lungo il piazzale davanti al negozio. Un incidente dovuto a una manovra imprudente. L’anziano era caduto, soffrendo un politrauma e sul posto erano intervenuti sia i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile che i tecnici dello Spisal. Il reato contestato era di lesioni colpose e Michele Tamburlin se n’era attribuito la paternità, dicendo ai militari e agli ispettori di essere stato personalmente alla guida del mezzo.
Un depistaggio, per cercare di aiutare il collega effettivamente colpevole ed evitargli un processo penale. Accertamenti più approfonditi hanno permesso di stabilire chi fosse l’uomo effettivamente da indagare e Tamburlin si è ritrovato a processo, per essersi incolpato pur essendo innocente e per favoreggiamento. Ieri è uscito dal processo con una sentenza di assoluzione. (g.s.)
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