«Ho fatto sesso al bar, mi vergogno tanto»
Mel. Sfilano i testimoni nel processo per prostituzione al gestore del Valentino: «Due serate mi costarono 400 euro»

MEL. Sesso nel privè del Valentino. Sfilano, tra il pentito e l’imbarazzato, i clienti del bar di Tallandino di Mel, il cui gestore Flavio Mappelli è imputato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Uno di loro ha confermato di aver avuto «purtroppo un rapporto sessuale completo e protetto con una ragazza su un divano letto, con le luci soffuse».
La sera del 10 dicembre 2014 aveva bevuto parecchio e si è lasciato andare completamente, facendosi convincere dalla ragazza a seguirla in una stanza, che una volta era un magazzino: «Ho chiesto io di avere un preservativo, perché c’era un distributore automatico e me l’ha dato lei, dopo aver chiuso la porta a chiave. Non ho pagato niente per il rapporto, ma sono stato a lungo nel privè e credo di essermi anche addormentato. Il giorno dopo mi è arrivato un messaggino direttamente da Mappelli, che mi chiedeva di saldare un conto di più di 400 euro per due serate. Lo spettacolino previsto costava 50 e quella sera devono essere passati tre o quattro intervalli di tempo. Non ho visto le fiches di cui si parla».
Conosceva quella ragazza a tal punto da scambiarsi un centinaio di messaggini nel giro di una decina di giorni e aveva una certa confidenza anche con la sorella: «Erano le ragazze che ti facevano capire quello che poteva succedere. Intrattenevano i clienti: si poteva bere con loro e anche ballare, poi c’era questa stanza con il divano e un rotolone di carta igienica, ma quella sera io mi sono lavato a casa. Mi vergogno tanto per quello che ho fatto».
Contraddittorio e reticente, di fronte a un collegio al femminile (Coniglio, Feletto e Cittolin), al pubblico ministero Roberta Gallego e al difensore dell’imputato Jenny Fioraso il secondo frequentatore del locale, che era un vicino di casa di alcune delle ragazze. Ha rischiato più volte la trasmissione degli atti alla procura per falsa testimonianza. Si è quasi messo nei guai, dicendo cose diverse da quelle che aveva dichiarato ai carabinieri durante le indagini. Non sapeva ci fosse un privè al bar Valentino e nemmeno che al suo interno funzionasse una telecamera. Ma una volta ci è andato, quando una ragazza si è alzata la maglietta, gli ha mostrato il seno e allora una mano l’ha allungata. Une gesto che il giudice Coniglio ha definito «soppesata di un seno». Vedeva l’imputato nell’appartamento vicino al suo, dove si tratteneva anche ore, ma quello che gli è rimasto più impresso è la richiesta della ragazza di 100 euro per un viaggio in Romania. Qualche volta un passaggio l’ha dato anche lui alle vicine.
Il convivente di una romena ha assistito a una lite tra le donne: «Stavo bevendo il caffè, quando sono cominciate a volare delle bottiglie. Non ne conosco il motivo, ma sono rimasto coinvolto e ho preso anche un pugno con l’anello. So che andavamo al Valentino a bere o ballare nella serate di musica». Lei è tornata in patria e non si sono visti anche altri testimoni. Il processo riprenderà il 2 dicembre con gli ultimi dell’accusa.
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