Guida del Parco, assolto l’ex direttore Martino
BELLUNO. La guida non è abuso d’ufficio. Assolto perché il fatto non sussiste l’ex direttore dell’Ente Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, Vitantonio Martino. Rischiava di essere condannato a un anno e otto mesi di reclusione, come prospettato dal pubblico ministero Marcon e di dover pagare un risarcimento danni patrimoniali, morali e d’immagine di 50 mila euro, la cifra avanzata dall’avvocato di parte civile Viel. Il suo difensore di fiducia Casciarri ha demolito il capo d’imputazione scritto dalla procura della Repubblica a colpi di arringa e di replica («I fatti emersi durante il processo sono diversi da quelli contestati») e i giudici Coniglio, Scolozzi e Cittolin sono usciti addirittura in anticipo dalla camera di consiglio pomeridiana con la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste.
La delibera del 2007 per la redazione della nuova guida del parco, che doveva sostituire quella redatta da Teddy Soppelsa ed edita da Morganti, è legittima e non configura alcun conflitto d’interesse. Martino era accusato di averla scritta insieme a due dipendenti dell’ente, di averne fatte stampare 8 mila copie dalla casa editrice Comunicazione a 2,40 euro ciascuna e di averle fatte comprare dal proprio datore di lavoro per una spesa di 12 mila 896 euro, prima d’incassare un bonifico di 5 mila euro per i diritti d’autore.
C’è un avverbio che ha fatto la differenza, nel capo d’imputazione: «privatamente». Per la difesa è sbagliato, perché Martino non ha scritto in questo modo l’opuscolo sponsorizzato da Lattebusche. Ha lavorato nell’ambito dell’orario di lavoro, insieme ai proprio collaboratori, firmando la rivista e piazzandoci il logo del parco accanto al titolo. I soldi che gli sono arrivati sono per altri lavori, come aveva dichiarato l’editore Massimo Pieraccini.
Secondo l’accusa, c’era anche il dolo specifico richiesto dal tipo di reato, che per la difesa e il Tribunale non esiste e pazienza se il volumetto doveva essere il primo della collana “parks.it” ed è rimasto l’unico esemplare in vendita al prezzo di cinque euro. Il capo d’imputazione andava cambiato e questo non è successo.
Mentre Nino Martino è uscito pulito dal processo, bisognerà capire come andrà all’editore Pieraccini. Il giudice Coniglio aveva disposto la trasmissione degli atti alla procura della Repubblica, affinché valutasse le ipotesi di reato di falsa testimonianza e favoreggiamento, dopo una deposizione che aveva smentito le sommarie informazioni rese alla Guardia di finanza, durante le indagini preliminari.
Nella primavera dell’anno scorso, Martino e Pieraccini si sono incontrati a Fabriano, nelle Marche e in quell’occasione l’editore ha spiegato al direttore di essere stato sentito dagli uomini delle Fiamme gialle e di aver parlato di quella fattura da 5 mila euro del novembre 2009, nella quale c’è scritto «cessione diritti d’autore». Durante il successivo esame dell’imputato, Martino ha garantito di «averlo fermato subito, anche perché eravamo in mezzo alla gente».
Il pubblico ministero Marcon sta facendo tutti gli accertamenti necessari e vedrà se sarà il caso di procedere o archiviare.
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