Guerra alla sigaretta «Facciamo smettere l’80% dei pazienti»

I servizi dell’Ulss aiutano chi vuole finirla con il fumo Della Lucia: «I percorsi di cura danno buoni risultati»
Paola Dall’anese

/ belluno

Il 20% dei bellunesi fuma, molti di loro iniziano a farlo a 15 anni. Ma a differenza della media nazionale, chi abita in questa provincia smette dieci anni dopo, intorno ai 50-52 anni. E questo comporta un incremento di broncopneumopatie croniche ostruttive (Bpco) e di tumori.

«All’ospedale di Belluno si fanno cento diagnosi all’anno di tumori al polmone, mentre l’aumento di diagnosi di Bpco è stata verticale negli ultimi anni», sono le parole di Spiridione Della Lucia, pneumologo del San Martino, ma anche counselor dell’ambulatorio per smettere di fumare. «Il dato positivo è che l’80% di chi segue le iniziative messe in campo dall’Ulss 1 smette di fumare».

Sono questi i dati che l’azienda sanitaria ha reso noto ieri nella Giornata mondiale senza tabacco promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cui slogan quest’anno è “Impegnati a smettere”.

All’Ulss Dolomiti ci sono due canali utilizzati da chi non vuole più saperne del fumo: il trattamento di gruppo, il cosiddetto Tg Fumo, rivolto a chi è convinto di voler smettere; l’ambulatorio per i fumatori “difficili”, quelli che devono smettere a fronte di gravi patologie e quelli che vogliono smettere, ma non ci riescono per l’oggettiva difficoltà a raggiungere e mantenere l’astinenza. A Belluno sono seguiti dallo pneumologo Della Lucia, a Feltre da Anna De Polo.

Con quali modalità l’ambulatorio si rivolge ai fumatori per far ottenere loro l’astinenza e mantenerla nel tempo? «Con un sostegno di tipo psico-farmacologico. Un terapeuta prende in carico il paziente, cioè il fumatore, avvalendosi anche di alcune sostanze specifiche (citisina o vareniclina, agonisti-antagonisti della nicotina), che permettono di ottenere il maggior grado di astinenza a un anno dall’intervento», precisa Della Lucia. «Meglio sarebbe non iniziare mai a fumare, ma per chi fuma, l’importante è smettere il prima possibile», continua lo pneumologo che da decenni si dedica a questi trattamenti anti tabagismo. «Per aiutare chi non ce la fa a smettere, abbiamo messo a punto una serie di attività che mirano a prendere in carico il paziente», spiega ancora Della Lucia. «Un esempio? Nei giorni scorsi ho visto una sessantenne fumatrice che, pur avendo avuto un infarto, aveva ancora delle remore nel considerare l’eventualità di smettere di fumare. Sono andato in reparto, le ho parlato e lei ha capito che la cosa migliore era che fosse inserita nel programma ambulatoriale».

Come ha fatto Della Lucia a a convincere la paziente a smettere di fumare? «Le ho detto che coloro che hanno avuto un infarto, hanno il 50% di probabilità di averne un altro entro l’anno, se non dovessero finirla con il fumo. Siamo a completa disposizione di chi non ce la fa a lasciare la sigaretta e di chi per problemi di salute deve farlo. Diamo un numero di telefono dedicato, a cui i pazienti devono scrivere o lasciare un vocale ogni settimana, spiegando come procede la terapia, pena l’uscita dal programma. E vediamo che proprio questo aiuta tanto i pazienti».

Per informazioni su come smettere di fumare si può cliccare sul sito internet dell’ Ulss 1 Dolomiti sulla pagina “Ambulatorio per smettere di fumare” . —

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