Guarnier, «vogliamo chiarezza»

BELLUNO. Chiarezza su come verrà messo in atto il piano presentato da Unicomm nelle scorse settimane e garanzie che, se verrà fatta una ristrutturazione dell’azienda, questa operazione sia controllata dall’amministrazione provinciale.
«Non ci vogliamo sentire l’ultima ruota di scorta e i primi a essere abbandonati», hanno detto ieri mattina davanti alla Guarnier Mauro De Carli della Filcams Cgil, Stefano Calvi della Fisascat Cisl e Renato Candeago della Uiltcs Uil. Le tre sigle sindacali avevano infatti indetto per i lavoratori dell’azienda del Boscon un’ora di sciopero a partire dalle 9.
«Un’iniziativa che vuole dimostrare come la preoccupazione non riguardi solo i previsti 19 esuberi, ma tutta la realtà della Guarnier», hanno evidenziato i sindacalisti. «Questo piano non convince i lavoratori. Il prosieguo della vicenda potrebbe essere più disastroso di quel che appare oggi. Per questo diamo un segnale che faccia capire che vogliamo chiarezza, senza perdere nessun treno e nemmeno rimanere con il dubbio che quello accaduto ad altre realtà che poi hanno chiuso possa capitare anche a noi».
Insomma, se al momento il piano Unicomm parla dell’apertura della procedura di mobilità per 19 figure e la cassa integrazione per uno o due anni, la preoccupazione di lavoratori e sindacati è su quello che potrà succedere in seguito. «Non vorremmo che fosse il primo passo per qualcosa di peggio», hanno affermato De Carli, Calvi e Candeago. «Per questo ci vogliono rassicurazioni e un piano pluriennale, che abbia un respiro di almeno 5-6 anni. È doveroso non solo per le persone che lavorano in azienda, ma per tutta la cittadinanza di Belluno. La Marino Guarnier è infatti una delle aziende più storiche della provincia».
E l’appello è che del “caso” Guarnier si interessi l’ente Provincia. «Ora abbiamo un presidente e un’amministrazione», hanno evidenziato le sigle sindacali, «e auspichiamo facciano da garante e vigilino sulle operazioni che coinvolgono l’azienda. Oggi la Guarnier non può essere giudicata diversa da Acc o Ideal Standard. Se queste ultime sono strategiche, la Guarnier è alla pari. Se dovesse entrare in sofferenza ne risentirebbero anche gli altri settori, compreso quello turistico». I lavoratori, dal canto loro, sono nervosi perché non riescono a capire le intenzioni del gruppo. «Dopo trent’anni di lavoro ci aspettavano maggior coinvolgimento», hanno commentato i cinque dipendenti dell’ufficio che, secondo il piano Unicomm, dovrebbe andare a sparire, ovvero il reparto riscontro fatture. «Le prospettive di cui ci hanno parlato sono la mobilità volontaria entro il 31 dicembre, ma nessuno di noi ha i requisiti per andare in pensione anticipata. Oppure la cassa integrazione che dovrebbe svilupparsi in uno/due anni. In questo periodo dovrebbero cercare di ricollocarci. Finché si tratta di imparare nuovi programmi è un conto, ma quando ci sono “morsi” di questo tipo, allora cominciano a fare male».
I dipendenti della Guarnier si sono trovati a scioperare per la seconda volta in 90 anni. «Chiediamo che prima dell’attivazione della procedura di cassa integrazione venga valutata dalla capogruppo Unicomm una modalità di intervento atta a tenere in considerazione tutte le variabili per mantenere in primo luogo il livello occupazione dell’azienda e, ove non possibile, venga riconsiderato il ricollocamento all’interno del gruppo. La Marino Guarnier è un’azienda storica, sana e importante per il nostro territorio. A dimostrazione di ciò, nel mese di dicembre è previsto un incremento lavorativo coperto con il terzo turno notturno. Quali sono i progetti per il futuro? Il riflesso delle scelte commerciali attuali potrebbe comportare conseguenze rilevanti per indotto e territorio».
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