Guardia medica assolta il paziente era ubriaco e non un codice rosso

BELLUNO. Guardia medica assolta. Non poteva essere altrimenti, nel rito abbreviato di ieri pomeriggio. Già il pubblico ministero Marcon aveva chiesto questa soluzione al giudice Marson, come l’avvocato Tullio Tandura che aveva prodotto una memoria difensiva, anche per ricostruire una vicenda di nove anni fa che non è andata in prescrizione solo a forza di sospensioni.

Mazen Iskandarani, libanese di 46 anni era a processo per omissione d’atti d’ufficio. Non era in aula perché dopo l’esperienza all’Usl 1 di Belluno ha cominciato a lavorare per Emergency ed è segnalato, ormai da diverso tempo, in Siria. A parte il procedimento penale, l’unica cosa che lo lega ancora all’Italia è la fidanzata milanese.

La sera del primo aprile 2010 era di turno e avrebbe rifiutato di rispondere alla chiamata di emergenza del 118 che gli chiedeva di intervenire per un codice rosso in piazzale della Stazione, per aiutare il personale infermieristico dell’ambulanza. Avrebbe dovuto andarci il medico, ma al Pronto soccorso del San Martino ce n’era soltanto uno e non poteva muoversi.

A prima vista il paziente riverso su una panchina non dava molti segni di vita, ma in un secondo momento si scoprirà che era soltanto ubriaco e aveva, più o meno, fatto il morto. In realtà non era un codice rosso, ma questo dettaglio non ha cancellato l’ipotesi di reato di omissione di atti d’ufficio.

C’era un precedente confortante. Un collega medico era stato assolto dalla stesso reato perché il fatto non sussiste, in una circostanza molto simile. Nel suo ruolo di guardia medica di turno, il 4 aprile dello stesso anno era stato allertato dal 118 per un codice bianco e non aveva aderito alla richiesta d’intervento, provocando l’impiego di personale infermieristico del Pronto soccorso, che in quel momento era impegnato in un caso da codice rosso arrivato solo qualche minuto dopo. È andata a finire come si pensava, con l’assoluzione, perché il fatto non sussiste. Trenta giorni per le motivazioni. –

G. S.

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