Giulia, un viaggio in Messico per l’illuminazione lavorativa Ora fa saponi sulle Dolomiti

Di professione maestra di sci e figlia dei gestori dello Staulanza si approvvigiona nei boschi di casa della materia prima per produrre 
Gianluca De Rosa

LA STORIA

Il mondo profumato di Giulia. Ventiseienne di Borca, maestra di sci di professione: Giulia Sala due anni fa ha avuto una “illuminazione” . Un colpo di fulmine, non sentimentale ma professionale, che l’ha portata a dedicarsi anima e corpo alla produzione di saponi. Sono nati così i saponi delle Dolomiti, produzioni artigianali che prendono vita dai boschi tra il Cadore e Cortina.

«Tutto è nato nel 2019 durante un viaggio in Messico», racconta, «avevo comprato dei saponi e, una volta rientrata a casa, ho iniziato a maturare l’idea di provare a produrli. L’avvento del lockdown ha fatto il resto: avendo tanto tempo a disposizione mi sono dilettata in quella che era di fatto una mia passione che ho trasformato, un passo alla volta e con un pizzico di fortuna, in un lavoro».

Alla base della passione per i saponi c’è il grande rispetto che la giovane Giulia nutre per l’ambiente.

«Da montanara non potrebbe essere altrimenti», prosegue, «vivo in mezzo alla natura e sono felice di poterlo fare. Ogni mia giornata inizia mettendo i piedi in mezzo al verde. Ho maturato così un forte senso di rispetto per la natura. La produzione di saponi è fortemente incentrata sull’ambiente. Anche le composizioni che utilizzo arrivano direttamente dai boschi situati a poca distanza da casa. Le pigne ad esempio, oppure il cirmolo che utilizzo come riccioli di abbellimento. Quel legno è lavorato direttamente da mio zio».

La produzione di saponi non rappresenta il “vero” lavoro di Giulia però, giusto?

«Lo sta diventando in quest’ultimo periodo e ne vado fiera. Gran merito devo darlo ai social, Instagram soprattutto. Alcune foto che ho pubblicato hanno fatto il giro dei miei contatti e così che più di una persona ha iniziato a chiedermi informazioni su come e dove acquistare i prodotti. Il passaparola ha fatto il resto. Io però resto una maestra di sci che quando serve aiuta la famiglia nel rifugio (Staulanza, al passo Staulanza, ndr). Essere indipendente mi permette di avere del tempo libero che impiego facendo una cosa che mi piace tanto: viaggiare».

Ci sveli allora come si produce un sapone?

«Servono tre ingredienti, molto semplici: grasso, acqua e soda caustica. Il mix di questi tre ingredienti dà vita ad un sapone. Decorazioni, colorazioni e gusti arrivano direttamente dalle piantine che vado personalmente a cercare nei boschi. Lì poi subentra l’elemento magico che tengo tutto per me».

Cosa significa per una ragazza poco più che ventenne creare un’attività propria in un paese di montagna?

«Sento e leggo spesso la sofferenza dei miei coetanei nel concentrare la propria quotidianità tra le montagne. A volte è capitato anche a me di sentirmi l’ambiente circostante stretto, anche se sto bene qui ed ho intenzione di rimanerci. L’indipendenza mi permette di dedicare del tempo ai viaggi. Appena posso prendo il mio furgone e vado. Lo farò nei prossimi giorni, in attesa della neve e della ripartenza dello sci. Quando penso di tornare? Non so; ma se dovessero arrivare nuovi ordini di saponi lo farò immediatamente». —



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