“Giorno del ricordo”, l’aiuto di Sappada ai piccoli esuli
SAPPADA. Nel “Giorno del ricordo”, la memoria in Cadore e in Comelico non può che ritornare al preventorio antitubercolare di Sappada per giovani istriani, in particolare per i bimbi gracili degli italiani esuli d’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Una storia che data 70 anni fa ma che si è protratta nei decenni.
«L’esodo giuliano dalmata ha comportato tanti disagi, tristezze, perdite umane, di affetti e di patrimoni economici», scrive Elio Varutti nel suo volume sull’esodo, pubblicato proprio in questi giorni, con pagine inedite su Sappada. La salute dei bambini dei profughi è stata messa in salvo dall’idea di Aldo Clemente, segretario generale dell’Opera per l’assistenza ai profughi giuliani e dalmati. Sia per il primo preventorio femminile (sorto nel 1945), sia per il secondo, quello maschile (del 1949) furono adibite due case sappadine preesistenti. Negli anni successivi furono edificate due apposite costruzioni: il preventorio “Dalmazia”, del 1953-1954, e quello intitolato alla “Venezia Giulia”, del 1960-1964. Dato che le piccole ospiti dovevano soggiornare per vari mesi o anche per più tempo, fu un’occasione di lavoro per il personale locale – come ricorda Varutti – medico, infermiere, maestre, assistenti, cuoche, operai ed altro. Oggi gli edifici, in borgata Lerpa di Sappada, non sono più utilizzati per la loro funzione originale. La gente del luogo li chiama: “le colonie”. Il 22 aprile 1994 sono stati impiegati per soggiorni di bambini della diocesi di Trieste. Essi assunsero una nuova intitolazione. Il preventorio “Dalmazia” divenne “Casa San Giusto”, mentre l’edificio del “Venezia Giulia”, situato più in basso, fu chiamato “Casa Trieste”. Dal 1950 sono stati restituiti alle famiglie degli esuli giuliano-dalmati, completamente ristabiliti e rinforzati, centinaia di bambini dai 4 ai 12 anni. Negli Istituti sappadini hanno funzionato la scuola elementare parificata e la scuola materna. Nel 1964 a Sappada viene inaugurata la nuova sede del preventorio “Venezia Giulia”, la costruzione situata più in basso, per le femmine. I 120 bimbi che sono ospitati per periodi variabili, trascorrono serenamente il periodo di soggiorno, alternando alla scuola, a seconda delle stagioni, passeggiate, cure elioterapiche, lezioni di sci e pattinaggio o giochi sulla neve. Dal 1979 circa gli edifici che accoglievano i bimbi dell’esodo giuliano dalmata sono passati in gestione all’Opera diocesana di assistenza (ODA) di Trieste, presieduta da don Pasquale Crivici. (f.d.m.)
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