Giornate del Fai, alla sequoia del Vajont: trecento visitatori

Una delle tappe più apprezzate dell’iniziativa è stata la visita alla tenuta dei Protti e all’albero monumentale

Enrico De Col / longarone

Ambiente, tesori botanici come la sequoia secolare, archeologia industriale e storia contemporanea: questi sono gli elementi della visita guidata alla tenuta Protti a Faè nell’ambito dell’iniziativa nazionale “Fai giornate all’aperto”. La delegazione bellunese del Fai ha scelto l’area verde longaronese come sito idoneo anche per rispettare le norme anti Covid.

Quasi riempito il numero massimo possibile dei visitatori, poco più di 300 in una trentina di turni solo con prenotazione online, nella due giorni che continua anche oggi. «Questo è un luogo peculiare carico di significati – spiega Simone Osta, uno dei promotori del Fai – il Fai Veneto ci teneva a promuovere la sequoia monumentale e noi abbiamo pensato di sfruttare il luogo all’aperto per questa rassegna, grazie anche alla disponibilità dei proprietari della tenuta ovvero la famiglia Protti e la collaborazione del volontariato locale. Si è tornati a valorizzare anche gli aspetti ambientali e naturalistici, riscoprendo magari luoghi di cui si è sentito parlare ma poco visitati, anche se non mancano alcuni passaggi che ci ricordano la storia degli albori industriali bellunesi e ovviamente del Vajont che ha lasciato particolarmente il segno. I numeri degli accessi e dei gruppi sono stati contingentati per ovvie ragioni sanitarie, come sempre le quote di iscrizione andranno a sostenere i progetti di riqualifica».

Tra i visitatori un grande apprezzamento per un’area poco nota anche a livello locale in quanto non visitabile durante l’anno: alcuni infatti hanno auspicato la possibilità di visite periodiche.

«Abbiamo dato volentieri la nostra disponibilità – ha detto il proprietario Giovanni Battista Protti che da diversi anni ha impiantato in loco un’azienda agricola per coltivare mele – siamo vicini agli scopi e ai valori del Fai».

Una delle tappe più apprezzate è stata la secolare sequoia, importata dal nord America oltre 150 fa con scopo ornamentale, che fu sfondo di picnic e le foto di famiglia dei proprietari specie durante i matrimoni.

Negli anni ha raggiunto anche 40 metri di altezza: la sua crescita si è interrotta quando fu colpita da un fulmine negli anni cinquanta. Investita nel 1963 dall’onda distruttiva del Vajont, ha riportato “ferite” nella corteccia ma è rimasta intatta nella sua imponenza. Per il suo valore è stata inserita nella lista degli alberi monumentali del Veneto.

Ci sono poi i resti della villa costruita dalla famiglia Tallachini ad inizio 1800, che fu tra le costruttrici anche dalla statale Alemagna e poi migliorata dalla famiglia Protti nel 900, generazioni di industriali che hanno impiantato aziende che ancora oggi esistono, sotto altri nomi, come la Faesite e la Procond e altre che sono scomparse come il cartonificio e le segherie.

Anche in questo caso il Vajont ha spazzato via molto ma non il patrimonio naturalistico come il suggestivo laghetto artificiale che sfrutta le acque risorgive e la presenza di uccelli e piante peculiari come il ginko biloba. Infine da ricordare un altro passaggio storico ovvero che questa zona fu sfondo anche della battaglia di Longarone nel 1917 quando il giovane tenente Erwin Rommel mise in scacco migliaia di soldati italiani in ritirata, bruciando anche parte dell’abitato di Faè. —

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