Gilda: «Docenti sempre più soli» Balen concorda con il dirigente

FELTRE . Il caso della sospensione collettiva di una seconda classe di un istituto superiore di Feltre, accende il dibattito su Facebook. C’è chi approva il provvedimento punitivo adottato dalla...

FELTRE . Il caso della sospensione collettiva di una seconda classe di un istituto superiore di Feltre, accende il dibattito su Facebook. C’è chi approva il provvedimento punitivo adottato dalla dirigenza ed esteso a tutti i ragazzi, quando la situazione sarebbe degenerata con l’arrivo dei carabinieri (chiamati spontaneamente da un’insegnante). E chi, in particolare i genitori degli studenti coinvolti, obietta su un sistema «in cui si sa bene e da tempo chi sono i responsabili, che da uno sono diventati quattro, lo sanno i rappresentanti degli studenti e la scuola che da loro è stata informata, e non si è mai fatto nulla se non punire tutti», evidenzia una mamma su Fb.

Fuori dalle turbolenze dialettiche della rete, Milena Zucco coordinatrice del sindacato Gilda, senza entrare nel merito dell’episodio che ha avuto grande risonanza mediatica, osserva: «Oggi gli insegnanti si sentono sempre più soli, non riescono a far valere la loro autorevolezza perché, con la Buona scuola, ci si è spiaggiati su una deriva in cui gli studenti sono clienti e hanno sempre ragione. Certo, i carabinieri non si dovevano chiamare. Il soggetto comprimario istituzionale è la scuola. Ma gli episodi vessatori nei confronti di insegnanti, magari meno attrezzati che rispondono alle provocazioni con l’autorità e non con l’autorevolezza, sono tali e tanti che questo fatto è comprensibile anche se discutibile. Ma la piramide istituzionale non può rovesciarsi: alla scuola non deve essere delegato un compito educativo a fronte di una carenza in tal senso da parte della famiglia. Ed è cosa che da vecchia insegnante ho cominciato a notare, già quando ero in servizio, in un crescendo inquietante».

Michele Balen, insegnante anche lui, commenta da Facebook: «Immagino che leggendo la notizia dell’arrivo dei carabinieri in una scuola superiore, qualcuno abbia dedotto che si tratta di pubblicità negativa. Qualcuno che non ha capito come la gravità del fatto non stia nell’intervento (pure eccezionale) dei carabinieri, che è conseguenza, ma nella causa, cioè nel fatto che degli alunni siano stati capaci di esasperare così tanto un’insegnante da indurla a tale estremo rimedio. Ma la pubblicità, se di pubblicità si dovesse parlare, non sarebbe affatto negativa a lungo termine. Perché l’intervento delle forze dell’ordine, e soprattutto il gesto compatto del dirigente e del consiglio di sanzionare la classe turbolenta, sono inequivocabili segni di estrema serietà. Così agisce un istituto che vuole fondare la propria affidabilità non sulla menzogna e sul nascondimento della “polvere sotto il tappeto”, ma su verità e trasparenza». (l.m.)

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