Fulmine sulla cordata muore un alpinista

Il gruppo di 12 trevigiani investito da una saetta mentre svolgeva un corso Tre feriti in modo non grave. I soccorsi ostacolati da nebbia e pioggia

CANAZEI. Stavano scendendo per la via Normale dopo essere arrivati a un passo dalla vetta della Marmolada, ai 3343 metri d’altezza di Punta Penìa, quando un fulmine li ha colpiti in pieno, investendo la cordina metallica alla quale si erano assicurati per affrontare in sicurezza un passaggio esposto. Una scarica rivelatasi fatale per Mirco Querin, 42 anni di Oderzo, deceduto praticamente sul colpo.

Il testimone: «Una bomba Sono vivo per miracolo»
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La discesa era iniziata da poco quando, verso le 10.40 di ieri mattina, il gruppo di 12 trevigiani del Cai impegnati in un corso di roccia e partiti da Oderzo, si trovava sulla cresta est (in territorio trentino, vicino al confine con la provincia di Belluno), nella zona delle “Roccette”, un tratto esposto e attrezzato con un cordino metallico a quota 3.050 metri. Gli escursionisti sono stati sorpresi da un violento temporale e, pochi istanti dopo, investiti da un fulmine. La saetta ha scaricato nel punto dove era assicurato Mirco Querin, istruttore e socio Cai e titolare di un’impresa specializzata in cartongesso, senza lasciargli scampo. Il fulmine ha colpito all’inguine anche la 29enne C.C., anche lei di Oderzo, provocandole un’ampia ferita. Forse a causa dello spostamento d’aria un altro componente della comitiva, il 51enne R.S. di Ponte di Piave, è stato scaraventato contro la roccia riportando un forte trauma facciale e altri traumi alla spalla e alle ginocchia. Entrambi i feriti sono stati trasportati in elicottero all’ospedale Santa Chiara di Trento, dove sono stati giudicati guaribili in 30 giorni. Ferita anche un’altra ragazza, R.D. di 27 anni, sempre di Oderzo, che ha riportato un trauma al ginocchio ed è stata trasportata in ambulanza all’ospedale di Cavalese.

La tragedia si è consumata in pochi secondi, ma in una giornata tutt’altro che idonea per un’escursione in montagna: da giorni, infatti, le previsioni meteo davano un’altissima probabilità di temporali. Altra fatale imprudenza del gruppo quella di essersi fatto sorprendere dal maltempo in un punto assolutamente sconsigliato, vista la presenza del cordino di ferro e di altre componenti metalliche del passaggio attrezzato. Una tragedia per molti evitabile, purtroppo costata la vita a un uomo che lascia due figli piccoli e la moglie, che con un’altra decina di componenti della comitiva trevigiana ieri si era invece avventurata in un percorso più semplice. Non ha potuto nemmeno riabbracciare la salma del suo Mirco: il corpo del 42enne è stato lasciato dai soccorritori sul luogo dell’incidente, assicurato alla roccia: le proibitive condizioni meteo non hanno consentito un recupero in sicurezza.

Il gruppo, dopo essere giunto a una cinquantina di metri da Punta Penìa, lungo la via nord-ovest, proprio per le avverse condizioni meteo aveva anticipato la discesa per la via Normale. La comitiva veneta aveva passato la notte al Rifugio Castiglioni, sul Passo Fedaia, e iniziato l’escursione alle 4.30 della mattina. La salita è stata tranquilla, ma durante la discesa il gruppo si è trovato avvolto dalla nebbia, sorpreso da un violento temporale, con tuoni e fulmini. Uno di questi ha colpito Querin. Le sue condizioni sono apparse subito disperate. Un’infermiera presente nella comitiva ha cercato disperatamente di strapparlo alla morte, tentando di rianimarlo per 45 minuti con il massaggio cardiaco, ma tutto è stato inutile. Nel frattempo, i compagni di cordata hanno dato l’allarme con il telefonino cellulare. La chiamata è stata ricevuta dal 118 di Belluno che ha inviato sul posto l’elicottero del Suem. L’eliambulanza di Pieve di Cadore non ha però potuto raggiungere la zona dell’incidente a causa della fitta nebbia. Il 118 ha quindi chiesto l’intervento della Centrale unica operativa di Trentino Emergenza, allertando a supporto anche gli uomini del Soccorso alpino della Val Pettorina.

La fitta nebbia si è rivelata un ostacolo insuperabile anche per l’elicottero del 118 di Trento, con a bordo il medico, il tecnico di elisoccorso e una squadra di quattro tecnici del Cnsas della Zona operativa Fiemme Fassa. L’eliambulanza è riuscita a sbarcare i soccorritori circa 400 metri più in basso rispetto al luogo dell’incidente. I soccorritori si sono quindi portati in quota a piedi e, giunti sul posto, hanno prestato i primi aiuti. Purtroppo Querin era già deceduto. Nel frattempo sono stati aperti gli impianti di risalita della zona per far salire in quota altre squadre di soccorritori e permettere la delicata discesa dei feriti con le barelle.

Approfittando di una “finestra” nella nebbia, l’elicottero trentino è finalmente riuscito a imbarcare i due feriti più gravi, che sono stati trasportati all’ospedale di Trento. Il corpo dell’alpinista verrà invece recuperato non appena le condizioni meteo lo renderanno possibile.

Il resto della comitiva è invece sceso prima a Pian dei Fiacconi a piedi, con l’aiuto degli uomini del Soccorso alpino e, poi, fino a Passo Fedaia con l’impianto di risalita.

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