Frutta marcia a scuola, genitori infuriati

BELLUNO. Le fragole della discordia. Fa discutere e provoca reazioni molto accese tra i genitori dei bambini che frequentano le scuole elementari del capoluogo, la qualità dei prodotti ortofrutticoli consegnati tutti i giorni negli istituti come merenda. Un’attività che rientra nel progetto “Frutta nelle scuole” portato avanti dal ministero delle Politiche agricole e realizzato con il contributo dell’Unione europea. Il progetto, in vigore già dal 2010, intende abituare i bambini a seguire una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura. L’iniziativa va da gennaio a giugno e prevede dei bandi di gara ministeriali per individuare il fornitore dei prodotti. Per quanto riguarda Trentino Alto Adige -Friuli Venezia Giulia e Veneto è stata individuata un rti la cui capofila ha sede a San Giovanni Lupatoto (Verona).
Al progetto aderiscono le scuole primarie che ne facciano richiesta, senza passare per il Comune o per altri enti intermedi.
Nel capoluogo, ad aderire sono state almeno tre plessi per istituto comprensivo. Ma i genitori, pur apprezzando lo spirito dell’iniziativa, criticano la qualità dei prodotti presentati ai bambini. L’altro ieri nel mirino sono finite le fragole, arrivate pressate all’interno dei contenitori di plastica e in parte anche ammalorate.
Pochi gli alunni che hanno avuto il coraggio di assaggiarle: «Mia figlia», racconta Massimo De Pellegrin, papà di una alunna di Bolzano Bellunese, «le ha portate a casa. Quando mia moglie ha aperto il contenitore, ha visto che al suo interno ce n’erano alcune nere, altre con la muffa. Ma non è l’unico episodio: qualche tempo fa», prosegue il papà, «abbiamo dovuto buttare le fette di mele che erano state consegnate tutte nere; qualche tempo prima era toccata la stessa sorte alle carote e al sedano. Insomma, va bene abituare i bimbi a mangiare frutta e verdura, ma che almeno siano prodotti sani e di buona qualità».
«I prodotti che arrivano a scuola», prosegue, «recano la data di confezionamento del giorno stesso della distribuzione, ma se arrivano da troppo lontano il prodotto si deteriora. Perché non facciamo in modo che questi prodotti vengano dalla nostra provincia, così da incrementare l’economia bellunese?».
Intanto sul web, in particolar modo su Facebook, si infiamma la protesta dei genitori: c’è chi annuncia l’intenzione di denunciare la situazione, ma qualche altro avverte di aver già presentato tempo addietro una segnalazione all’istituto comprensivo di pertinenza, senza avere una esaustiva risposta.
«Non è così che si insegna ai bambini il mangiar sano», dice una mamma. Le risponde una “collega”, che dà degli «incompetenti» a chi gestisce l’iniziativa: «Frutta e verdura marcia, secca, acida che puzza di muffa, complimenti per il servizio!».
«Il problema è molto diffuso anche in altre scuole, non solo a Bolzano Bellunese», spiega un’altra mamma, il cui figlio frequenta l’elementare di Chiesurazza: «Qui spesso arrivano prodotti deperiti. L’altro giorno le fragole facevano pietà, per non parlare del misto carota-sedano della settimana scorsa. Era marcio, non l’ho dato nemmeno alle galline».
Anche a Quartier Cadore l’altro ieri le fragole sono arrivate «mezze marce», dice un’altra mamma. Insomma «una vergogna, uno schifo. Ecco cosa danno ai nostri bambini. Per fortuna che è un progetto europeo e chissà quanti soldi costerà per avere questa qualità di prodotti».
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