Frana del Tessina: nuovo fronte da un milione di metri cubi

Eppur si rimuove. Un milione di metri cubi di frana del Tessina (dei quattro che la compongono) si sono rimessi in marcia verso valle mercoledì. Non in direzione dell’abitato di Funes, per fortuna ma verso l’alveo del torrente. E a Funes si sono vissuti attimi di allarme ieri: la frazione era al buio per la mancanza di energia elettrica, ancora mercoledì (è stata ripristinata nella serata), l’unica luce era quella del faro che illuminava a vista la frana.
Il sopralluogo di ieri mattina con i tecnici del Genio civil ee del Cnr, l’assessore regionale Gianpaolo Bottaacin, ha scongiurato l’evacuazione della frazione di Chies d’Alpago.
Non che la situazione non preoccupi: «Sappiamo che la frana del Tessina si muove dopo che ha piovuto perchè l’acqua immagazzinata sul monte Teverone, sopra la frana, la libera dopo e sicuramente sarà una problematica dei prossimi giorni ma se dovessero cambiare le condizioni siamo pronti per una eventuale evacuazione», dice il sindaco Gianluca Dal Borgo che ieri ha seguito di persona la vicenda, partecipando al sopralluogo e alla successiva riunione con i geologi, in municipio. Sul posto anche il professor Casagli dell’Università di Firenze.
Si è mosso un nuovo settore della frana, Pian de Cice che si trova a 950 metri sulla sinistra idraulica del torrente Tessina, nella parte sommitale della frana. «Un milione di metri cubi verso l’alveo del Tessina e non verso gli abitati: quindi per ora non ci sono dei pericoli per il paese e non si è fatta l’evacuazione che avevamo sospettato di dover fare». La frana quindi sarà monitorata h24 con potenti fari da stadio: «Ci saranno squadre della protezione civile di cique persone che si cambiano ogni 12 ore con controlli di osservazione e ispettivi», continua il sindaco.
Sono stati anche piantati dei paletti per capire con che velocità lo smottamento più grande d’Europa si sposta verso valle: «se la colata va verso oltre una certa velocità si vedrà il da farsi. Di notte c’è un faro puntato verso la colata e ci chiamano se dovessero esserci problemi. Vedremo l’evoluzione e nei prossimi giorni ma a detta di Regione Veneto, Genio civile e Cnr non ci sono i presupposti per l’evacuazione: solo il monitoraggio ora che c’è l’allarme rosso».
Alle sette del mattino il primo sopralluogo, poi il briefing e il tavolo tecnico in municipio, poi un nuovo sopralluogo dei tecnici e degli esperti: «Eravamo già alle 7 sul corpo franoso per fare i primi controlli».
«Al momento la situazione, per ulteriore sicurezza, è monitorata a vista anche dai volontari e non emerge la necessità di evacuare Funes» commenta l’assessore regionale alla protezione civile Gianpaolo Bottacin sul suo profilo Facebook.
A Chies d’Alpago intanto si lavora per sistemare i danni, non ingenti, causati dall’alluvione: «Abbiamo avuto qualche problema su strade e qualche colate ma non abbiamo subito la devastazione di altre zone della provincia. È tornata la luce anche nelle ultime due frazioni che erano rimaste scoperte, cioè Funes e Irrighe, mancavano 2 frazioni su 10 e sono state riallacciate mercoledì sera».
L’unica evacuazione è stata di 29 abitanti di Palughetto «perché storicamente c’è stata una grande alluvione e la frazione ha avuto dei problemi: con il Comune siamo andati con i nostri pullmini e abbiamo portato i residenti altrove» continua Dal Borgo: hanno trovato posto presso parenti o negli alloggi e all’asilo.
Una evacuazione cautelativa ma provvidenziale: «il giorno dopo sulla parte sommitale del paese ci sono state due esondazioni del torrente Sivella, una alta, l’altra nella parte inferiore. Poi la fessurazione di un terreno a monte del paese e una colata di fango e detriti di 50 metri, per fortuna contenuta da una delle otto reti paramassi che avevamo installato a difesa di Palughetto. Persone che sono già rientrate a casa. —
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