Frana a Soffranco: riaperta la strada, ma rimane la rabbia
De Feo: «Servono interventi strutturali, ma i nostri 4mila voti pesano poco»

Venerdì mattina: il masso staccatosi dalla parete è da poco franato sulla strada che collega la Val di Zoldo con Longarone
FORNO DI ZOLDO. Basta guardare il masso rotolato sulla regionale 251 per capire quanto sia difficile vivere in montagna. Gli uomini di Dolomiti Roccia hanno fatto i salti mortali per garantire la riapertura del tratto ed evitare agli zoldani un lungo giro. Se quel masso rappresenta da un lato la storia a lieto fine di un evento che poteva avere ben altre conseguenze, dall'altro riapre il dibattito attorno all'isolamento del val Zoldana. Veneto Strade ha riaperto il tratto alle sei di sera. Forse ha ragione il sindaco di Forno, Fausta De Feo, che pure ringrazia per la tempestività dell'intervento: «Siamo in quattromila e quattromila voti interessano poco». Una sintesi amara ma tremendamente realistica, che per lo Zoldano forse è ancora più efficace che per ogni altro comprensorio della provincia. Ieri mattina Fausta De Feo era sul luogo dello smottamento. Qui, per tutta la giornata, i disgaggisti contattati da Veneto Strade hanno messo in sicurezza il tratto. «E' un intervento delicato e complesso», spiega il tecnico di Dolomiti roccia, Tullio Comina, che dal basso coordina le operazioni. Sulla sommità della montagna ci sono sei uomini portati dall'elicottero. Con delle leve mettono i massi in zone non scoscese, così da evitare che riprendano la loro corsa verso la 251. Il masso da cento quintali piombato venerdì mattina alle nove nel bel mezzo della carreggiata si trova in una piazzola poco distante. Gli altri due, caduti a ridosso della rete paramassi, giacciono tranquilli, quasi inermi. In tutto, si sono staccati circa cento metri cubi di materiale. Colpa, quasi certamente, delle infiltrazioni d'acqua di questi giorni. Se l'emergenza è rientrata ieri sera con la riapertura al traffico verso le 18, restano due giorni di disagi con tempi di percorrenza decuplicati. C'è chi ha optato per il Duran, anche se la maggior parte ha scelto il passo Cibiana, altro nodo viario che meriterebbe una risistemata. Venerdì sera alcune mamme dello Zoldano già si stavano organizzando per il trasporto dei pargoli, dubbiose che l'emergenza sarebbe rientrata così presto. I precedenti non erano esaltanti. Nel 2000 la 251 rimase chiusa dal 6 novembre al 23 dicembre. Impossibile dimenticarsene. E l'emergenza ieri aveva i volti assonnati degli studenti costretti a delle levatacce. «Si sono svegliati prima delle 5», racconta il sindaco di Forno di Zoldo, Fausta De Feo, che per quanto riconoscente a Veneto Strade («Sta facendo un buon lavoro»), proprio non riesce a non sottolineare come si tratti di interventi "tampone". «Qui servono investimenti strutturali», afferma il primo cittadino, rivolgendosi alle istituzioni. Da tutelare, sembra di capire, non c'è soltanto la popolazione residente, ma anche il turismo, diventato il vero cuore pulsante dell'economia locale. Ma a confermare che serve un intervento strutturale sulla 251 sono anche i dati dello spopolamento: «Da dieci anni a questa parte Forno ha perso più di quattrocento abitanti. Eravamo oltre tremila, adesso siamo 2580», la contabilità del sindaco. In tutta la vallata la soglia non supera i quattromila. «La verità è che siamo troppo pochi per contare», allarga le braccia il sindaco. E poi ci sono i problemi di sempre, a cominciare dal nodo sanitario: «Noi avremmo anche le autorizzazioni per il volo notturno con tanto di piazzola, peccato che in quelle ore non ci sia l'elicottero», sorride De Feo, che, anche davanti alle telecamere della Rai, ha ribadito di «non voler rimanere sempre rassegnata». «Se penso che in territori vicini a noi ci sono tunnel e strade veloci», conclude la sua triste disamina, «provo invidia, anche se forse non è il termine giusto».
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