Fondi di confine, Bond per un bis alla guida, ma c’è anche la Colmellere

Sarà ancora Dario Bond il presidente del Comitato del Fondo dei Comuni di Confine, oppure l’incarico passerà ad un lombardo, per esempio lo stesso assessore alla Montagna Massimo Sartori? Se Fratelli d’Italia ha suggerito al ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie, Roberto Calderoli, il nome di Bond, si sa che Forza Italia storcerebbe il naso per il giro di spalle del Feltrino. Ed ecco che la Lega potrebbe prendere l’occasione per reclamare un incarico che non distribuisce prebende, a chi lo gestisce, ma milioni ai territori sicuramente tanti.
Sartori è un dirigente lombardo apprezzato perfino negli ambienti dell’opposizione, anche in provincia di Belluno. Ma si sa che la primavera prossima ci sono le elezioni in Lombardia, e quindi Sartori potrebbe restare sui suoi passi, magari indicando un altro nome. Addirittura un leghista veneto, magari trevisano, di quelli, però, che conoscono le terre alte. Ed ecco che da qualche ora si rincorre anche il nome di Angela Colmellere, di Miane.
Al momento l’unico candidato in campo alla successione di Bond è Bond stesso. Nel senso che Fratelli d’Italia ha avanzato a Calderoli la proposta di mantenerlo al suo posto e lui, Bond, ha accettato, anche senza pigliare un euro. Una corsia quasi rossa, comunque, per rientrare in Regione alle elezioni del 2025. Colmellere? E’ stata presa di sorpresa dalla proposta, ed ha qualche preoccupazione, considerati anche gli ultimi sviluppi.
La conferma di Bond e, tanto più, la nomina dell’eventuale sostituto s’intrecciano con quella che potrà essere una rivisitazione dei criteri di gestione del Fondo. In Lombardia si procede già da tempo con i progetti cosiddetti di area vasta, ancorché non distanziandosi molto dai confini. Si punta, insomma, alle grandi opere infrastrutturali.
In provincia di Belluno questo orientamento ha cominciato a palesarsi con la regia De Menech, poi Saviane, poi ancora Bond. Ma spesso con qualche criticità da parte degli amministratori confinari. Criticità alle quali si contrapponeva il disagio crescente di quei loro colleghi – i più lontani dal confine – che si sentivano immeritatamente fuori da ogni gioco.
Il nuovo presidente dovrà partire da questa chiarificazione da farsi anzitutto all’interno dell’area Bellunese e poi con Trento e Bolzano. E se fosse con un lombardo alla guida? Per la verità, questa è la grande paura che si coglie da qualche giorno soprattutto lungo l’area del confine, dove si sono molto apprezzate le gestioni bellunesi e il coordinamento con la Provincia per la capacità di giostrare tra opzioni locali e opportunità di più vasto respiro. In questi anni, però, Trento e tutto sommato hanno lasciato fare. Adesso non più, a quanto pare. Anche perché l’intervista che pubblichiamo col sindaco di Fiera di Primiero, in questa pagina, certifica proprio quel disagio che il presidente Fugatti ha evocato da parte dei suoi sindaci.
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